Eschgfaeller Mabbs Algoritmi
User Manual: Eschgfaeller-mabbs-algoritmi
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ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Insiemi La notazione matematica L’assioma della scelta L’insieme delle parti Numeri complessi 2 3 4 Le funzioni Le funzioni Uguaglianza di funzioni Composizione di funzioni Associatività La funzione identica L’immagine Funzioni iniettive Funzioni suriettive Iniettività categoriale Suriettività categoriale Funzioni biiettive Spazi di funzioni Proprietà funtoriali 2 3 3 3 3 3 3 4 4 4 4 4 4 Algebra lineare Equazioni lineari in una incognita Sistemi astratti Due sistemi lineari in due incognite Esempi La forma generale della regola di Cramer Determinanti L’algoritmo di eliminazione di Gauß Sistemi con più di una soluzione L’insieme delle soluzioni di un sistema lineare 6 7 7 8 8 8 9 10 10 Trigonometria Trigonometria oggi Un problema di geodesia Il triangolo Il triangolo rettangolo Triple pitagoree Le funzioni trigonometriche La dimostrazione indiana Il triangolo isolatero Angoli sul cerchio Il teorema del coseno Il grafico della funzione seno La periodicità di seno e coseno Altre proprietà di seno e coseno e 11 11 12 12 12 12 13 13 13 14 14 14 14 14 Geometria Grafica al calcolatore e geometria Distanze in Il prodotto scalare Ortogonalità Coordinate polari nel piano Coordinate cilindriche nello spazio Coordinate polari nello spazio Rotazioni nel piano Disuguaglianze fondamentali Il segno del prodotto scalare Ellissi Iperboli Rette e segmenti Equazione di una retta Proiezione su una retta Riflessione in un punto Riflessione in una retta 9 gennaio 2005 a.a. 2004/05 11 15 15 15 21 21 21 21 24 24 29 29 30 30 30 36 36 Numeri complessi in R I numeri complessi La formula di Euler Il campo dei numeri complessi La formula di de Moivre Parte reale e parte immaginaria Radici di un polinomio Radici -esime dell’unità Radici di un numero complesso Perturbazione dei coefficienti I cammini delle radici Il teorema di Rouché Continuità delle radici Vettori e matrici con R 22 23 23 24 24 24 25 25 25 36 37 37 37 Programmazione in R R Le funzioni d’aiuto Installazione di R Il libro di Crawley Programmare in R Programmi autonomi Nomi in R Assegnamento Successioni Angoli espressi in gradi I commenti Funzioni in R expression ed eval ifelse NA if ... else identical Operazioni insiemistiche dimnames for, while e repeat Abbreviazioni Options e print(x,n) any e all Ordinamento La libreria 16 16 16 16 17 17 17 17 18 18 18 22 29 32 32 33 33 33 33 40 45 45 46 46 46 Grafica con R Figure di Lissajous La grafica di R plot e lines Il comando postscript points symbols e rect Grafici di funzioni Curve parametrizzate nel piano Octobrina elegans Octobrinidae I Octobrinidae II abline Parabrinidae Rotazioni Testi matematici Curve di livello Una collana "!$#%" "! "!& ! #% "!& Il foglio di Cartesio La chiocciola di Pascal La lemniscata Una curva trascendente La funzione polygon Il file figure Tratteggi Una modifica in Postscript Parallele Come nasce una forma Indice 18 19 19 19 22 22 26 26 26 27 27 28 28 28 29 31 31 32 33 33 33 34 34 34 34 34 34 35 35 35 36 38 38 outer Creazione di matrici Matrici in R Esempi per le operazioni matriciali Piccoli operatori Indici vettoriali v[v%%p ' 0] Assegnazione vettoriale Indici matriciali L’opzione drop rbind e cbind Sistemi lineari con R length e dim det (determinante) e traccia Matrici diagonali abs (valore assoluto) e sign Autovalori Matrici simmetriche eigen (autovalori e autovettori) Matrici reali I cerchi di Gershgorin 32 38 39 39 39 40 40 41 41 41 41 42 42 42 42 42 42 43 43 43 43 Analisi I numeri binomiali La formula di Stirling Funzioni iperboliche Derivazione simbolica La derivata La funzione esponenziale Esempi per l’uso di D La serie di Taylor 20 21 28 44 44 44 45 45 La professione del matematico Che cos’è la matematica? La professione Dall’università all’azienda Geometria applicata La matematica in azienda La statistica matematica La matematica degli ingegneri Matematica e chimica La dinamica dei fluidi Geomatematica Malattie tropicali La matematica del futuro 1 2 2 5 5 5 5 5 5 5 5 18 Varia Il re dei matematici Le basi di Gröbner Il sito CRAN di Ferrara Il crivello di Eratostene 6 6 30 40 Strumenti L’alfabeto greco 1 Esercizi per gli scritti Esercizi 1-13 Esercizi 14-17 Esercizi 18-22 Esercizi 23-27 Esercizi 28-43 Esercizi 44-53 Esercizi 54-58 Esercizi 59-66 Esercizi 67-76 10 15 18 22 25 30 34 38 43 Corso di laurea in matematica Anno accademico 2004/05 Che cos’è la matematica? Dividiamo questa domanda in due sottodomande, cercando di indicare prima i costituenti elementari della matematica, poi come la matematica deve essere usata. I componenti elementari del ragionamento matematico sono enunciati della forma ipotesi implica tesi; in questo senso la matematica non conosce affermazioni assolute, ma soltanto proposizioni che si compongono ogni volta di un preciso elenco delle ipotesi che vengono fatte, e poi di una altrettanto precisa specificazione dell’enunciato che secondo quella proposizione ne consegue. A questo punto non è detto che la proposizione sia valida, bisogna ancora dimostrarla, e ciò significa, nella matematica, dimostrare che la tesi segue dalle ipotesi unite agli assiomi e ai risultati già ottenuti e alle regole logiche che dobbiamo applicare. Gli assiomi sono enunciati che vengono messi all’inizio di una teoria, senza dimostrazione; ogni altro enunciato deve essere invece dimostrato. È importante che bisogna sempre dimostrare una proposizione - che è sempre nella forma ipotesi implica tesi! - nella sua interezza, cioè che si tratta di dimostrare la validità dell’implicazione e non la validità della tesi. L’enunciato A implica B può essere vero, anche se B non e vero. Ad esempio in logica si impara che, se l’ipotesi A è falsa, allora la proposizione A implica B è sempre vera. Quindi l’affermazione se 3 è uguale a 3.1, allora io mi chiamo Piero è sempre vera, indipendentemente da come mi chiamo io. Nella pratica matematica ciò significa che da una premessa errata si può, con un po’ di pazienza, dedurre qualunque cosa. La validità si riferisce quindi sempre a tutta la proposizione A implica B. Mentre il matematico puro cerca soprattutto di arricchire l’edificio delle teorie matematiche con nuovi concetti o con dimostrazioni, talvolta assai difficili, di teoremi, il matematico applicato deve anche saper usare la matematica. Nelle scienze naturali e sociali, le quali pongono problemi molto complessi, uno dei compiti più importanti è spesso la separazione degli elementi essenziali di un fenomeno dagli aspetti marginali. In queste scienze le informazioni disponibili sono quasi sempre incomplete, cosicché possiamo ogni volta descrivere soltanto una piccola parte della realtà. Anche quando disponiamo di conoscenze dettagliate, queste si presentano in grande quantità, sono complesse e multiformi e richiedono concetti ordinatori per poterle interpretare. Ciò significa che bisogna estrarre e semplificare. Un modello matematico di un fenomeno ha soprattutto lo scopo di permettere di comprendere meglio quel fenomeno, quindi di metterne in evidenza cause e effetti e comportamenti quantitativi, di individuarne i tratti essenziali e i meccanismi fondamentali. In un certo senso la matematica consiste di tautologie, e nel modello matematico si tenta di evidenziare le tautologie contenute nel fenomeno studiato. La teoria cerca di comprendere i processi e legami funzionali di un campo del sapere. La mente umana pensa in modelli. Anche quando non facciamo matematica della natura, cerchiamo di comprendere la natura mediante immagini semplificate. La teoria inizia già nell’istante in cui cominciamo a porci la domanda quali siano gli aspetti essenziali di un oggetto o di un fenomeno. La matematica non è dunque altro che un modo sistematico e controllato di eseguire questi processi di astrazione e semplificazione costantemente attivi nel nostro intelletto. Il modello matematico, una volta concepito, se sviluppato correttamente, si mostra poi di una esattezza naturale che spesso impressiona l’utente finale che è tentato di adottare gli enunciati matematici come se essi corrispondessero precisamente ai fenomeni modellati. Ma ciò non è affatto vero: La precisione del modello matematico è soltanto una precisione interna, tautologica, e la semplificazione, quindi verità approssimata e parziale, che sta all’inizio del modello, si conserva, e più avanza lo sviluppo matematico, maggiore è il pericolo che iterando più volte l’errore, questo sia cresciuto in misura tale da richiedere un’interpretazione estremamente prudente dei risultati matematici. Proprie le teorie più avanzate, più belle quindi per il matematico puro, sono spesso quelle più lontane dalla realtà. Questo automatismo della matematica può essere però anche fonte di nuovi punti di vista e svelare connessioni nascoste. Un modello matematico è perciò solo un ausilio per la riflessione, per controllare il contenuto e la consistenza logica di un pensiero o di una ricerca. In altre parole, modelli sono strumenti intellettuali e non si possono da essi aspettare descrizioni perfette della realtà. Essi non forniscono risposte complete, ma indicano piuttosto quali siano le domande che bisogna porre. L’astrattezza intrinseca della matematica comporta da un lato che essa rimanga sempre diversa dalla realtà, offre però dall’altro lato la possibilità di generalizzare i risultati ottenuti nelle ricerche in un particolare campo applicativo o anche uno strumento della matematica pura a problemi apparentemente completamente diversi, se questi hanno proprietà formali in comune con il primo campo. Numero 1 In questo numero 1 Che cos’è la matematica? L’alfabeto greco La professione Dall’università all’azienda La notazione matematica Le funzioni Uguaglianza di funzioni Composizione di funzioni Associatività La funzione identica L’immagine Funzioni iniettive L’assioma della scelta Funzioni suriettive Iniettività categoriale Suriettività categoriale Funzioni biiettive Spazi di funzioni Proprietà funtoriali L’insieme delle parti Geometria applicata La matematica in azienda La statistica matematica La matematica degli ingegneri Matematica e chimica La dinamica dei fluidi Geomatematica Malattie tropicali 2 3 4 5 L’alfabeto greco alfa beta gamma delta epsilon zeta eta theta iota kappa lambda mi ni xi omikron pi rho sigma tau ypsilon fi chi psi omega "$ &( ,*. 305 ,1 79 =; ! #% ') -/+ 426 :8< > 0 1 Sono 24 lettere. La sigma minuscola ha due forme: alla fine della parola si scrive , altrimenti . In matematica si usa solo la . Mikros ( ) significa piccolo, megas ) grande, quindi la omikron è la o piccola ( e la omega la o grande. Le lettere greche vengono usate molto spes- 0 $?CDEF1 $? @.BA?1 H JLG KNM I è I B un’abbreviazione per la somma M KPO M@Q O M?R O M S G KVM I per il prodotto M K M Q M R M , mentre WYXZ èG e ITJU G so nella matematica, ad esempio un oggetto con due indici, per uno dei quali abbiamo usato una lettera greca. ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI La professione \ In genere lavoro in un team con ingegneri, biologi o bancari. Lavoro autonomo o in team nella programmazione (chi conosce il C e il Perl può realizzare le costruzioni e tecniche astratte matematiche imparate nel corso di laurea in modo creativo e utile per l’azienda). \ Il matematico deve essere in grado di comprendere e analizzare i problemi che si pongono nella prassi aziendale, di tradurli nel linguaggio formale della matematica e di risolverli, spesso con l’aiuto di tecniche e mezzi informatici. \ Matematica finanziaria e attuariale (calcolo delle probabilità, statistica, serie temporali, previsione dei valori di borsa, calcolo dei rischi e delle tariffe). \ Matematica aziendale (ottimizzazione, statistica, teoria dei grafi). Il matematico può lavorare nei reparti di ricerca operativa in grandi ditte, nello sviluppo di software aziendale, nel controllo della produzione, nel servizio statistico, nelle banche, nelle assicurazioni, nella pubblica amministrazione. \ Matematica industriale (equazioni differenziali, fisica matematica, ma anche statistica, serie temporali, ottimizzazione e controllo automatico, analisi numerica). \ Elaborazione delle immagini (applicazioni nell’industria, nella medicina, nella robotica). Geometria (discreta e differenziale) computazionale, grafica al calcolatore). \ Informatica teorica: algebra, strutture ordinate, funzioni booleane (metodi classici di semplificazione, diagrammi di decisione, proprietà matematichestrutturali), linguaggi formali, automi. Algoritmi. Analisi formale dei concetti. \ Bioinformatica (confronto di sequenze, studio dell’espressione genica, reti metaboliche). Statistica multivariata di dati clinici di grandi dimensioni. \ Possibilità di posizioni anche superiori (industria farmaceutica, ramo attuariale-statistico). Dall’università all’azienda b Per inserirsi e crescere aziendalmente nel modo migliore, è importante capire sin dall’inizio che cosa le imprese vogliono dai laureati appena assunti. b Allenarsi al lavoro in team vuol dire l’opposto che vedersi con i propri simili: vuol dire sviluppare l’interdisciplinarità, la capacità di farsi capire da chi ha una cultura e un gergo differenti, di trovare soluzioni a problemi che toccano tutti in modo diverso. b L’università spinge invece ad aggregarsi per omogeneità, a verificare di sapere tutti esattamente le stesse cose. Purtroppo l’università abitua spesso a un rapporto passivo, spersonalizzato, burocratico e disincentiva l’iniziativa individuale, la capacità di costruirsi sentieri e schemi propri. Gian Battista Rosa (ed.): Dall’università all’azienda. ACTL 2002, 350p. Euro 30. Numero 1 a.a. 2004/05 2 La notazione matematica Le funzioni Matematica e linguaggi di programmazione hanno in comune la quasi perfetta precisione e allo stesso tempo la grande complessità degli enunciati. È necessario quindi definire attentamente gli oggetti con cui si vuole lavorare e le operazioni che si vogliono effettuare. Spesso questi oggetti e queste operazioni vengono utilizzati più volte nello stesso ragionamento o in una teoria. È quindi necessario introdurre abbreviazioni e, siccome talvolta le stesse operazioni possono essere effettuate su oggetti diversi, variabili. Ci limitiamo qui ad alcuni dei più comuni concetti insiemistici. L’insieme che consiste degli elementi viene denotato con . è l’insieme di tutti gli che godono della proprietà o che comunquepossono essere descritti dall’espressione . Se è elemento di . Il un insieme , allora si scrive simbolo significa uguale per definizione. Alcuni insiemi di numeri: Il concetto singolo più importante della matematica è certamente quello di funzione. Mediante funzioni possiamo trasformare informazioni da una forma all’altra, possiamo semplificare informazioni complesse o immergere informazioni in contesti più generali. Una funzione del tempo può essere studiata per scoprire proprietà di periodicità, funzioni complicate possono essere decomposte in funzioni più semplici. Se per esempio sappiamo che il prodotto di due funzioni continue è ancora continuo e se accettiamo per certo che la funzione che manda un numero reale in se stesso è continua, possiamo immediatamente concludere che la funzione che manda un numero reale in D è anch’essa continua. Il concetto di funzione in matematica è molto generale. Una funzione (o applicazione) è definita da tre componenti: un insieme su cui la funzione è definita (il dominio della funzione), un insieme 2 (il codominio) di valori possibili (ogni valore della funzione deve essere un elemento di 2 , ma non necessariamente ogni elemento di 2 è valore della funzione), e un sottoinsieme \]I^_372 (il grafico della funzione) ; che deve avere la proprietà che per ogni 2 tale che ` * esiste esattamente un 8 98 \ . La tripla ab <2c&\ si chiama allora una funzione da in 2 e si scrive anche ? aded)fg 2 oppure i)h fg2 . Per ogni con 2 per cui ` a * si denota quell’unico 8 98 \ . Se a può essere espressa mediante una ` , formula, per a si scrive anche aj k6a " ! $# &% ' " )*' )+% ),# # &% &' . .0/ ! " . e ! Gli elementi di si chiamano numeri natu( rali, quelli di numeri interi, gli elementi ( di numeri razionali. L’insieme dei numeri reali viene definito nei corsi di analisi ed è denotato con 1 . Molto importante e versatile è il concetto di prodotto cartesiano di insiemi: dati due insiemi ed 2 , con 432 si denota l’insieme delle coppie (ordinate) di elementi che si possono formare prendendo come prima componente un elemento di e come seconda un elemento di 2 : 53627 98 :; <8 20 j kA>B >3; C . formare l’insieme a # % t" ' tu volte 1:D è quindi il piano reale, 1,E lo spazio tridimensionale. In statistica una tabella di F righe ed G colonne di numeri può essere considerata come una collezione di F punti nello spazio 1:H . Quando un insieme è contenuto in un insieme 2 (ciò significa, per definizione, che ogni elemento di è anche elemento di - si scrive JIK2 . Cosı̀ abbiamo ! 2 ), allora ( I I I71 . Due insiemi si chiamano uguali se hanno gli stessi elementi. Ciò si può formulare anche cosı̀: ' % v % # u v In questo caso w # &% &' &t e per 2 possiamo prendere ad esempio l’insieme " 2x # &% &' 9t . Nell’analisi di una variabile reale si studiano funzioni definite su un intervallo di 1 a valori reali. Il grafo di queste funzioni è un sottoinsieme di 1:D e può quindi essere rappresentato nel piano. LM2 se e solo se 5IN2 e 2OIP . L’unione QORTS di due insiemi Q e S è l’insieme di tutti gli elementi che appartengono ad almeno uno dei due insiemi, mentre l’intersezione QVUWS è l’insieme dei loro elementi comuni, ciò degli elementi che appartengono sia ad Q che a S . Come " in aritmetica è utile avere un numero , cosı̀ nell’insiemistica si introduce un insieme vuoto apparentemente artificiale definito dalla proprietà di non avere alcun elemento. Esso viene denotato con X ed è sottoinsieme di ogni altro insieme: XYIT per ogni insieme (infatti ogni elemento di X , cioè nessuno, appartiene a ). Z0[ è un’abbreviazione per se e solo se. j kWl9m n ' u o l9m n otzy${ l Funzioni di questa forma, rappresentabili come somme (finite o infinite) di funzioni trigonometriche, vengono studiate nell’analisi armonica (o analisi di Fourier). ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Numero 1 a.a. 2004/05 Uguaglianza di funzioni Associatività Quand’è che due funzioni sono uguali? Per definizione una funzione è una tripla. Due triple di oggetti matematici e sono uguali, se coincidono in ogni componente, cioè se e . Perciò due funzioni !"# $ " e sono uguali se e solo se %& ' e "#()" . Le prime due condizioni significano che le due funzioni hanno lo stesso dominio e lo stesso codominio che a questo punto possiamo chiamare e ; analizziamo la terza condizione, cioè "*+," . Ciò significa che, per -/.0 e 12./ si ha -3415.0" se e solo se -617.8" e quindi 19 - se e solo se 1#:- . In altre parole, la terza condizione è equivalente a -;: - per ogni -9.0 . Due funzioni e sono perciò uguali se e solo se hanno lo stesso dominio e lo stesso codominio e se inoltre -&< - per ogni -9.0 . Assumiamo che siano date tre funzioni b @a BC , dc @BHG e Gf @e BHg . Allora possiamo formare prima D7I+ e comporre il risultato con h ottenendo cosı̀ iJ= :h;I6DjI! , oppure comporre con h7IMD , ottenendo la funzione i = kh5I3DIl . Dimostriamo che si ottiene in entrambi i casi la stessa funzione. In primo luogo im ed i hanno lo stesso dominio e lo stesso codominio g . Dobbiamo dimostrare che i-*=?A@!BC e DE=?F@BHG sono due funzioni, si può definire la funzione composta DJIKL=A@B>G ponendo D+I(3-M= ND3-O per ogni -/./ . La funzione composta trasforma quindi prima - in 6- e applica poi la D ad 3- . Questa operazione è molto importante, sia per costruire nuove funzioni da funzioni note, sia per studiare funzioni complicate decomponendole in funzioni più semplici, rappresentando cioè la funzione complicata come composizione di funzioni più semplici. Si usano allora spesso diagrammi commutativi: Un diagramma di funzioni L’immagine i -?:h#I+oDJI(-? :h64oDJI5-OL)h6Dp6-O4 i -?kh7I5D 3I(3-? kh7I5D p6-OL)h6Dp6-O4 e quindi im -Ji - . Abbiamo cosı̀ ottenuto la legge di associatività per la composizone di funzioni: h&I+oDJI(?kh&IqD lI5 Possiamo perciò tralasciare le parentesi e scrivere semplicemente hImDI per una composizione di tre funzioni. In un diagramma commutativo la legge di associatività ci permette di percorrere il diagramma seguendo le frecce, il risultato dipenderà solo dall’inizio e dalla fine del cammino. Verificare questa regola nell’ultimo diagramma in basso a sinistra! La legge di associatività corrisponde alla commutatività del diagramma D G si chiama commutativo, se P QDI7 . Siccome P e D/I2 hanno, per definizione, lo stesso dominio e lo stesso codominio G , l’uguaglianza significa che P -*RD3-O per ogni -9.0 . Esempi: UV -3- S UV UV S - W - G P G S In analisi si dimostra che la composizione di funzioni continue è continua; quindi se UV UV ]O^ _ -+[C\ e sono consappiamo che tinue, possiamo dedurre che anche la funU V ]O^ _ zione [`\ è continua. 1&:3-} Una funzione 2=w@BC è detta iniettiva, se trasforma elementi distinti di in elementi distinti di ; quindi la funzione è iniettiva se e solo se l’uguaglianza 3-6+~6- implica - )- . Proposizione 3.1. Sia f) . Allora la funzione 2=w@BH è iniettiva se e solo se esiste una funzione D=@BE tale che DIF)spt u . Dimostrazione: (1) sia iniettiva. L’idea della costruzione di D è di mandare ogni 19. ypz*z (unico per la inietti in quell’ -n., ypz*z , vità di ) per cui 103- . Se abbiamo già finito. Cosa facciamo però, in caso generale, con quegli 12.0 che non apparypz*z ? A questo scopo scegliamo tengono ad un elemento qualsiasi -*.9 (ciò è possibile ) e mandiamo tutti perché per ipotesi ypz*z !} in - . gli elementi di {m18.H |j1H. In altre parole - se 1&:3- altrimenti = ){3--(|-9.0/} yz*z j} . (2) Molto più semplice, ma in un certo senso anche più interessante è la seconda direzione della dimostrazione, perché dà un primo saggio dell’efficacia di questo modo astratto di ragionare. Assumiamo che esista una funzione D)=+@BC tale che DLI&, sptu . Per dimostrare che allora è iniettiva, prendiamo due elementi -6 e - di per cui 3-j?:3- . Ma, per ipotesi, D3-O- per ogni -8. , e quindi - ND3- O?ND3-O?N- . L’assioma della scelta La funzione identica Per ogni insieme tica (o identità) spt esiste la funzione idenUV -8=jw@BE . Per uv= ogni funzione H=;w@BC gramma commutativo abbiamo un dia- sptu h r S ]O^ _ con Funzioni iniettive #&= ){1j- K|1F.AM10. g -/./ e S S esiste è quindi un sottoinsieme di e consiste di quegli 19.w che sono immagine sotto di qualche elemento di . In verità, in un diagramma commutativo non useremo il cerchietto per denotare la composizione, ma daremo dei nuovi nomi a tutte le frecce; che nel diagramma che segue P NDI segue proprio dalla commutatività. -1 -#[>\ n{m12./~| ypz*z h h&I5D UV L=n{6-(|-/./0} In verità avremmo dovuto definire D mediante un grafo. È però chiaro che basta porre D&kM422 con ~)9 , dove D D X YZ D+I5 SCT2S VU ypz*z D1? g P sia un’applicazione. Allora l’imè l’insieme E=lw@BH magine di 3 stx Quando si sviluppa assiomaticamente la teoria degli insiemi, si scopre che un enunciato che per molti versi sembrerebbe naturale, non può essere dedotto dagli altri assiomi. È quindi necessario aggiungerlo al sistema degli assiomi insiemistici. Questo enunciato prende il nome di assioma della scelta e può essere formulato in questo modo: Sia un insieme e per ogni 1E.` sia dato un insieme non vuoto Y in modo tale che per 1H gli insiemi Y ed non abbiano elementi in comune. Allora esiste un insieme contenuto nell’unione degli Y tale che per ogni 1,. l’intersezione <E Y possieda esattamente un elemento. ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Numero 1 a.a. 2004/05 4 Funzioni suriettive Suriettività categoriale Proprietà funtoriali è detta suriettiva Una funzione se ogni elemento di è immagine di qual. che elemento di , cioè se Proposizione 4.3. La funzione è suriettiva se e solo se per ogni insieme e e ogni coppia di funzioni l’uguaglianza im. plica Proposizione 4.5. Siano date funzioni Proposizione 4.1. La funzione è suriettiva se e solo se esiste una funzione tale che . Dimostrazione: (1) sia suriettiva. Sta volta la costruzione di non è affatto elementare e richiede l’assioma della scelta. Per ogni "! definiamo #%$ '&)(*+-,./!10243%(*,5.67 8 9 per ogni # $: Siccome la è suriettiva, 8 ? non % # $ > # = ;!< . Inoltre ed per @ hanno elementi in comune, come è evidente dalla definizione. Per l’assioma della scelta esiste un insieme contenuto nell’unione (e quindi contenuto in degli perché per ogni ) tale che per ogni possiel’intersezione da esattamente un elemento. Quest’ultima condizione significa però per ogni esiste esattamente un tale che . Perciò la tripla è una funzione ben definita. Dobbiamo però dimostrare che , cioè che per ogni . Ma è proprio scelto in modo tale che ! Riassumiamo la dimostrazione di questa prima parte: L’idea intuitiva è semplicemente che per ogni scegliamo un tale che (un tale esiste sempre per l’ipotesi della suriettività della ). Poi formiamo . Ma senza l’assioma della scelta non riusciamo a dimostrare che in questo modo abbiamo veramente definito un insieme . A #>$ # $CD <0 AE ># $ ! (*+-,./!2 A *( ). %( (*).I.6 "!2 F(G+H"+-A". %( (*.I.J: , $ !L 7 B0C ,! !K z . (2) Se viceversa esiste una funzione tale che e , allora è iniettiva e suriettiva, quindi biiettiva, per le prop. 3.1 e 4.1. Abbiamo quindi il seguente risultato. Y{ Z]^[ O/Z 5 Z ZJom[ /ZO Proposizione 4.4. La funzione è biiettiva se e solo se esiste una funzione t.c. e . è allora univocamente determinata. Z Spazi di funzioni l l [ 5 l Per insiemi ed definiamo come l’insieme di tutte le funzioni . Un o un suo sottoininsieme della forma sieme si chiama uno spazio di funzioni. Sia una funzione. X) l [ Per ogni insieme T ed ogni funzione | (1) ! | X} possiamo formare la composizione ~( . MX | !Cn} , ottenendo cosı̀ una funzione j~)}\5} . (2) Per ogni insieme l ed ogni funzione U~ !xl possiamo formare la composizione (U.m yUm~ n'! 1l [ ,[ ottenendo cosı̀ una l l . funzione o può essere identificato con n _ 5 . { T } ~ O} ~ } 5{ o} (OkZ. ~ ~ kZ ~ Dimostrazione: Sia | !X2} . Allora (/WZ. ~ ( | .61(/WZ. | /s(hZs | .s j~(hZ] | .sj~(hZi~( | .I. . e . sia un insieme. Come prima abbiamo applicazioni e . Allora Proposizione 4.6. Siano date funzioni 5{ l sia ~ un insieme.~ Abbial 5 l [ e Jl { l . Al(OkZ. ~ KZ ~ o ~ Dimostrazione: Sia UX!lJ . ~ Allora (/WZ. (U).sUG6(kWZ.G1(UG%5.WZO ~Z (Uno5.sKZ ~ ( ~ (U.I. . una funProposizione 4.7. Sia e . mo applicazioni lora zione. Allora: ~ % }\5} T. ~ 5l 5 l [ è suriettiva < per ogni insieme l . è iniettiva per ogni insieme è iniettiva è iniettiva Dimostrazione: Ciò non è altro che una riformulazione delle prop. 4.2 e 4.3. L’insieme delle parti L’insieme delle parti di un insieme è definito come l’insieme di tutti i sottoinsiemi stesso e di . Ne fanno parte almeno l’insieme vuoto che sappiamo essere sottoinsieme di ogni insieme. Se è vuoto e quindi coincide con , l’insieme delle parti ha un solo elemento ed è uguale a ; se possiede esattamente un elemento, e non ci sono sottoinsiemi di diversi da e , quindi l’insieme delle parti è uguale all’insieme e possiede due elemenè un insieme finito con ti. In genere, se elementi, l’insieme delle parti consiste di elementi. L’insieme delle parti di si denota con . 9 9 &9+N27 Q(*X. 9 &97 8 e9 r (*X. &9)7 &cb)7 &9+&cb)7j7 &cb+qj7 &9+&cb)7+ &jqj7)+ &cb+q7i7 &cb+ q+Nri7 &9+&cb)7+ &jqj7)+ &r7 &cb+qj7+v&cb+Nr7)+&iqi+-ri7)+&cb+qi+ri7i7 Una funzione booleana di variabili è una funzione o&cb+qj7 x&cb+qj7 o, equivalentemente, una funzione 1^(*X. &cb+ q7 , dove è un insieme con elementi. Il numero delle funzioni booleane è esor` funzioni bitante. Esistono r booleane di variabili, quindi 65536 funzioni booleane 9 con 4 argomenti, più di 4 miliardi con 5 argomenti, più di 18 miliardi di miliardi con 6 argomenti (ogni volta che si aggiunge una variabile il numero delle funzioni booleane è il quadrato di quello precedente). Le funzioni booleane appaiono, sotto vesti distinte, nella matematica pura, nello sviluppo di circuiti elettronici, nella ricerca medica. Su Google con boolean gene expression cancer filetype:pdf si trovano 900 files. ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Numero 1 a.a. 2004/05 5 Geometria applicata La matematica degli ingegneri La dinamica dei fluidi La geometria viene utilizzata in molti campi della tecnologia moderna: nella tomografia computerizzata, nella pianificazione di edifici, nella creazione di animazioni per film e pubblicità, nell’analisi dei movimenti di robot e satelliti. La matematica è di grande aiuto nella grafica al calcolatore; conoscere le operazioni fondamentali della geometria (traslazioni, rotazioni, riflessioni, coordinate baricentriche, i vari tipi di proiezioni) permette di creare facilmente programmi di grafica con caratteristiche che talvolta mancano anche nei programmi di grandi produttori quando non sono stati sviluppati da matematici. A livello più avanzato la geometria studia le varie rappresentazioni di curve, superficie e varietà geometriche di dimensione superiore, mediante rappresentazioni parametriche oppure sistemi di equazioni. Si impara allora come passare da una rappresentazione parametrica a un sistema di equazioni che descrive la stessa varietà e viceversa; si studiano le funzioni che trasformano una varietà in un’altra. Nella statistica medica i dati sono spesso punti in spazi di alta dimensione (se in una analisi di prove di sangue con la spettrometria di massa vengono rilevate le concentrazioni di 80 molecole, ogni prova corrisponde a un punto di ). Se adesso vogliamo suddividere i pazienti in gruppi caratteristici (sani e malati nel caso più semplice) abbiamo bisogno di metodi geometrici per definire validi criteri di separazione. Problemi ingegneristici hanno quasi sempre una forte componente matematica: dalla teoria dei materiali all’elaborazione dei segnali, dall’interpretazione di misurazioni al controllo di qualità, da modelli per il corpo umano e i suoi movimenti (ad esempio nell’industria automobilistica, ma anche nell’industria tessile - in sartoria!) all’analisi strutturale di edifici e ponti, dai modelli matematici per i processi fisici e chimici in un altoforno all’ottimizzazione dell’illuminazione in impianti industriali, dallo studio dell’erosione nel letto di un fiume ai problemi inversi della geofisica (importanti per esempio anche nell’analisi strutturale di monumenti e edifici), dappertutto si utilizza la matematica. Potremmo elencare tanti altri campi di applicazione: la geometria dei movimenti (cinematica) in robotica e nella costruzione di macchine, teoria dei sistemi e controllo ottimale nell’automazione, modellazione di reazioni chimiche nella chimica industriale, ottimizzazione strutturale di componenti di macchine o della composizione di punte per trapani da dentista, microstruttura di metalli, costruzione di autoveicoli, treni ed aerei, ottimizzazione di orari ferroviari, pianificazione urbanistica, telecomunicazioni. Uno dei campi più classici e allo stesso tempo più attuali della fisica matematica è la dinamica dei fluidi e dei gas. Essa richiede un ricco bagaglio di tecniche matematiche, soprattutto dall’analisi (equazioni differenziali parziali) e dalla geometria differenziale (calcolo tensoriale), oltre a solide conoscenze in meccanica dei continui e termodinamica (densità e viscosità e altre caratteristiche di un fluido o di un gas dipendono dalla temperatura e viceversa – un gas si scalda se viene compresso). È una disciplina molto vasta con tantissime applicazioni: costruzione di macchine (iniettori, turbine, ventilatori, pompe), ale di aerei, eliche di aerei e di navi, ruote a vento, modelli per nuovi materiali, flussi in medi porosi, raffreddamento di vetri, produzione di fibre plastiche, serbatoi di olio, ottimizzazione del caffè espresso, studio della formazione di vortici e turbolenze, combustione, detonazioni, modelli per il movimento di animali (pesci, serpenti, uccelli), modelli aerodinamici per la meteorologia (circolazioni e turbolenze atmosferiche, moto dei venti attorno a grandi catene di montagne, uragani, convezione termica nell’atmosfera) e l’agricoltura (moto dell’aria in piantagioni o foreste), aerodinamica di edifici, pianificazione di esperimenti aerodinamici e idrodinamici (costruzione di canali aerodinamici), previsione delle interazioni con l’aria di treni ad alta velocità, stima delle esposizioni al vento di un ponte. In medicina la fluidodinamica del sangue è un campo importante ma ancora piuttosto difficile (prevenzione di aneurismi e patologie circolatorie). La matematica in azienda La matematica aziendale comprende da un lato la ricerca operativa, cioè l’ottimizzazione delle risorse di un’azienda o di un ente, una disciplina che si è evoluta dall’ottimizzazione lineare a metodi sempre più avanzati (ottimizzazione quadratica, convessa, dinamica, geometria dei numeri e ottimizzazione intera, topologia algebrica, programmazione logica), e dall’altro, soprattutto in campo bancario, la moderna sofisticata matematica finanziaria che deriva dalla matematica attuariale, ma utilizza strumenti matematici molto complicati. Processi stocastici e serie temporali oltre che in matematica finanziaria hanno molte altre applicazioni in economia: osservazioni del carico elettrico della rete ENEL, cambiamenti demografici, andamento di mercati e borse. La statistica matematica Lo statistico che lavora in un’azienda, nell’amministrazione pubblica o nella ricerca clinica, deve comprendere i compiti che gli vengono posti e deve essere in grado di interagire con i committenti. Nonostante ciò la statistica è di sua natura una disciplina matematica che si basa sul calcolo delle probabilità e richiede conoscenze tecniche in altri campi della matematica come analisi reale e complessa, analisi armonica, calcolo combinatorio (ad esempio per la pianificazione di esperimenti). Corso di laurea in matematica Matematica e chimica Il ruolo della matematica in chimica è in rapida crescita, essa viene applicata ad esempio nel disegno razionale di farmaci, nella selezione e sintesi di nuovi materiali, come guida nella ricerca di nuovi catalizzatori, nello sviluppo di algoritmi per la dinamica molecolare, nella risoluzione di problemi di ottimizzazione di conformazioni, per la comprensione del ripiegamento delle proteine, nello studio del trasporto di sostanze attraverso le membrane esterne ed interne della cellula (fondamentale per la farmacologia), nell’analisi del complicato avvolgimento delle molecole di DNA, nello studio della struttura di cristalli e quasicristalli, nella chimica quantistica. La geometria e la topologia possono contribuire alla comprensione della struttura tridimensionale delle molecole, la teoria dei grafi permette non solo la visualizzazione dei legami chimici, ma può essere applicata alla rappresentazione di reazioni chimiche oppure nell’organizzazione di banche dati di molecole o della letteratura chimica; il calcolo combinatorio e la teoria dei gruppi intervengono nella chimica combinatoria, una tecnica sempre più utilizzata dall’industria farmaceutica. Il matematico può lavorare nello sviluppo di algoritmi per la trasformazione di Fourier per le applicazioni nella spettroscopia molecolare oppure nella chimica quantistica computazionale. Equazioni differenziali parziali, analisi armonica, processi stocastici, statistica, analisi numerica, teoria combinatoria dei gruppi finiti, teoria dei grafi, quasiordini, teoria dei numeri (generazione di numeri casuali), geometria computazionale e grafica al calcolatore nella modellistica molecolare (computer aided molecular design e computer aided drug design): sono poche le discipline matematiche che non hanno interessanti applicazioni in chimica. Corso di Algoritmi e strutture di dati Geomatematica Questo è un campo nuovo, molto bello e difficile della matematica. Funzioni speciali della geofisica matematica, funzioni armoniche sulla sfera, operatori pseudodifferenziali della geodesia matematica, metodi di approssimazione multivariata, splines, wavelets, metodi degli elementi finiti nella geodesia, determinazione del campo gravitazionale della Terra, analisi delle deformazioni della superficie terrestre, effetti della rifrazione atmosferica, determinazione del campo magnetico della Terra mediante l’analisi di dati trasmessi da satelliti, sono solo alcuni dei temi di questa interessante disciplina. Malattie tropicali È tipico per la natura viva che essa pone dei problemi che difficilmente possono essere perfettamente modellati con i metodi matematici classici sviluppati in genere per la fisica o l’ingegneria. Ciò da un lato vale naturalmente anche per le malattie tropicali come malaria, bilharziosi, filariosi, leishmaniosi, dall’altro lato queste malattie colpiscono ogni anno centinaia di milioni di persone, sono trascurate dalle ditte farmaceutiche (i pazienti non possono pagare) e richiedono quindi interventi ecologici o politici molto impegnativi. Alla pianificazione di questi interventi anche i modelli matematici possono contribuire e sicuramente la medicina tropicale è attraente per il suo fascino e per il lato umano. Docente: Josef Eschgfäller Corso di laurea in matematica Anno accademico 2004/05 Il re dei matematici Numero 2 In questo numero Carl Friedrich Gauß (1777-1855) è considerato il re dei matematici. La lettera ß alla fine del nome è una s tedesca antica; il nome (talvolta scritto Gauss) si pronuncia gaos, simile a caos, ma con la g invece della c e con la o molto breve e legata alla a in modo che le due vocali formino un dittongo. Nessun altro matematico ha creato tanti concetti profondi ancora oggi importanti nelle discipline matematiche più avanzate (teoria dei numeri, geometria differenziale e geodesia matematica, teoria degli errori e statistica, analisi complessa). Il ritratto lo mostra a ventisei anni. È stato forse il primo a concepire le geometrie non euclidee, ha dato una semplice interpretazione dei numeri complessi come punti del piano reale con l’addizione vettoriale e la moltiplicazione !"$#%&'(*)+" e ha dimostrato il teorema fondamentale dell’algebra (che afferma che ogni polinomio con coefficienti complessi possiede, nell’ambito dei numeri complessi, una radice), ha introdotto la distribuzione gaussiana del calcolo delle probabilità, ha conseguito importanti scoperte nella teoria dell’elettromagnetismo; è stato direttore dell’osservatorio astronomico di Gottinga. L’algoritmo di eliminazione era noto nel 1759 a Lagrange (1736-1813) e già 2000 anni fa in Cina; Gauß lo ha usato nel suo lavoro sui moti celesti del 1809, in cui descrisse il metodo dei minimi quadrati, una tecnica di approssimazione ancora oggi universalmente utilizzata. Le basi di Gröbner Se si prova ad imitare l’algoritmo di eliminazione nella soluzione di sistemi polinomiali di grado maggiore di uno, ad esempio di ,(-.0/21&-3 /24(-6587(3:9<; - . /23 . />-?/A@B3:9C, = si incontrano molte difficoltà (provare). Il problema è stato risolto solo nel 1965 con l’introduzione delle basi di Gröbner (Wolfgang Gröbner, 1899-1980, era un matematico austriaco) e dell’algoritmo di Buchberger (Bruno Buchberger, nato 1942), molto più profondo e complicato dell’algoritmo di eliminazione nel caso lineare. Sistemi di equazioni polinomiali appaiono in molti campi delWolfgang Gröbner la matematica con numerose applicazioni in ingegneria e statistica. Per questa ragione la geometria algebrica computazionale (compresa la geometria algebrica reale, importantissima e molto difficile) è oggi un campo estremamente attivo della matematica, intera- gendo con la teoria dell’ottimizzazione, la teoria dei poliedri convessi, la crittografia, le equazioni differenziali parziali, la fisica teorica e, se ci si fida, la matematica finanziaria. Bruno Buchberger nel 1987 ha fondato il RISC (Research Institute for Symbolic Computation, www.risc.uni-linz.ac.at/), che ha sede nel castello di Hagenberg a 25 km da Linz e di cui è stato direttore fino al 2003. Il RISC è un istituto dell’università di Linz e ospita circa 70 collaboratori, tra cui molti studenti. Le attività, iniziate con la geometria algebrica algoritmica nell’intento di sfruttare le possibilità offerte dall’algoritmo di Buchberger, sono molto varie, ma hanno tutte in qualche modo da fare con la risoluzione di equazioni e disequazioni, talvolta in senso molto lato confinando con la logica computazionale, la Il castello di Hagenberg dimostrazione automatica di teoremi, l’inteligenza artificiale, la robotica e la chimica industriale. 6 7 8 9 10 Il re dei matematici Le basi di Gröbner Equazioni lineari in una incognita Sistemi astratti Due equazioni lineari in due incognite Esempi La forma generale della regola di Cramer Determinanti L’algoritmo di eliminazione di Gauß Sistemi con più di una soluzione L’insieme delle soluzioni di un sistema lineare Esercizi 1-13 -F9 - 6- 9 <9 B D D-69 E E D G la soluzione è unica e data da D . Per H - Equazioni lineari in una incognita E D E Siano dati numeri reali e . Cercare di risolvere l’equazione nell’incognita significa . cercare tutti i numeri reali per i quali Dimostrazione: È chiaro che le seguenti equazioni sono equivalenti, cioè se soddisfa una di esse, allora le soddisfa tutte: -69 -D 9 E D -69 E D D E D È evidente che nel nostro ragionamento solo le proprietà algebriche formali dei numeri reali sono state usate e che rimane quindi valido, cosı̀ come le considerazioni successive, se lavoriamo con numeri razionali o numeri complessi o altri insiemi di numeri con quelle corrispondenti proprietà. Si vede comunque anche che abbiamo avuto bisogno di poter dividere per un numero , e quindi il risultato non è vero nell’ambito dei numeri naturali o interi. Un insieme, su cui sono date due operazioni di addizione e di moltiplicazione che soddisfano le familiari regole di calcolo e in cui si può sempre dividere per un elemento , in matematica si chiama un campo. Quindi l’algoritmo di eliminazione di Gauß rimane valido per sistemi di equazioni lineari i cui coefficienti appartengono a un campo qualsiasi. Elenchiamo le regole che devono valere in un campo; verranno stabilite e studiate più dettagliatamente negli altri corsi. 9IB G 9K D E /F/ B?99 D / E / 3 "?4 3-@ @ 4 .!.!."4 3 $="$A '# @ BC!!!*!$+ coincidono. Dimostrazione. Per dimostrare l’uguaglianza tra i due insiemi, dobbiamo dimostrare che ogni elemento del primo insieme è anche elemento del secondo, e che ogni elemento del secondo insieme è elemento del primo. Sia quindi un elemento fissato di X (1) ' '!!!!* $ . È chiaro che allora anche Sia 3 ' G:4 3D@ @C E4 !. ."."4 3 $F"$ G "@! $ C (2) Sia viceversa 3 ' G:4 3 @ @ E4 .!."."4 3 $ $ G "@C! !$ C FH Ma se sostituia @C FH'!!!"#!$ 'FI nella .prima equazione, Dobbiamo dimostrare che mo vediamo che 3 'G . Qui possiamo adesso applicare la nostra ipotesi che 3 F< . Essa implica ' . 3 < Attenzione: Il ragionamento non vale più, se non sappiamo ! che @ Nota 7.4. Nel seguito avremo oppure, più in generale, . Nel primo caso scriveremo gli elementi di nella forma , cosicché denoterà la prima coordinata di un elemento e non l’elemento stesso. Gli elementi di saranno scritti nella forma , gli elementi di nella forma . Questo passaggio da una notazione all’altra è frequente e diventerà presto familiare. )J -2KL )J )M Q #RS#T! Q@ * R @ # T @ . Risolvere il sistema lineare significa trovare tutte le coppie di numeri reali che soddisfano entrambe le equazioni. Per poter applicare il teorema 7.3 introduciamo le funzioni definite da denotiamo l’insieme e 7 / !!"!P J E#KNPO Q X %'* @ W . La- cosicché l’insieme delle soluzioni cercate coincide con . sciamo come esercizio il caso molto facile che Assumiamo quindi che e definiamo la funzione Q < Q " @Y(Q@ M Per il teorema 7.3 abbiamo ) '# @ BG ) '# B M B < perché è @ che sicuramente appare con un coefficiente esteso l’equazione M diventa Q Q@ 4 Q !R @ K (Q "T @);Q@Q S (Q@ R*"KZ4 QL@ T!X in M . Scritta per cioè [Q " R Z@ (Q@ RSS\K7 Q " T )@ ;Q@ T! , e quindi le soluzioni del sistema originale coincidono con le soluzioni del sistema Q " 5R 4UR K7T [Q Z@ (Q@ RSS\K7 R @ ]Q Il numero Q Q " T )@ ;Q@ T! @ R si chiama il determinante del sistema; lasciamo ^ < , ancora come esercizio il caso che il determinante si annulli; se è invece allora la seconda equazione significa che K7 Q !" TR @);Q@ T!R* Q )@ ;Q@ . Se per numeri reali `` Q b T! ` 7K `` Q @ TR @ `` Q R ` Q@ @ `` `` Q #R"#T#_ poniamo `` Q R `` a T _ `` _ R*T `` Q , possiamo scrivere `` `` Vediamo che anche il numeratore ha la forma di un determinante; infatti si ottiene dal denominatore sostituendo per la seconda colonna la colonna che costituisce il lato destro del sistema. A questo punto possiamo calcolare anche . Ricordando che , otteniamo T! RS Q "TR @);Q@ T!RS ! T R S ! K = Q @);Q@ Q Q Q "R @ T! ;Q@ RST! R* Q "T @ 4cRS Q@ T! Q >Q "R @Y(QL@ RS! Q R @ T R R Q RST!@ R @"RT R T RS@ Q >Q @);Q@ Q @Y(QL@ < Q / `` T!bRS `` ` T R ` ``` Q @ R @ ``` `` QL@ R @ `` A < , il sistema possiede Quindi nel caso che il determinante del sistema sia un’unica soluzione data da `` T!bR* `` `` Q bT! `` `` T @ R @ `` ` ` ` bRS ` K7 `` Q @dTRS@ `` `` Q R `` `` Q R `` ` Q@ @ ` ` Q@ @ ` Si osservi che il numeratore di si ottiene anch’esso dal determinante del sistema, sostituendo stavolta la prima colonna con il lato destro del sistema. Questo risultato è molto importante per l’algebra lineare e può essere generalizzato a più dimensioni; è noto come regola di Cramer. ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Numero 2 a.a. 2004/05 Esempi Determinanti Risolviamo con la regola di Cramer il sistema Conosciamo già i determinanti Il determinante del sistema è , quindi ! " # %$ * + G + * / G / *=H!G5H 3 + 3 / 3 H * + G + *K/LG5/ *KHLG5H *=MNG-M 3 J + IK+ 3 / I / 3 H I H 3 M I M G5/ * + 5G H 9 &' &'( $ Esercizio. Perché non si può applicare la regola di Cramer al sistema &' &' 9 *.+0/ / * /5/ / 111 111 *.+02 2 * /52 2 3 + 3 / * 2./ / 666 111 * 2.2 2 3 2 Anche in questo caso più generale si può definire il determinante del sistema, un numero che viene denotato con 8:9 * ;+ / * /-/ 666 = * 2>+"*=2./ 666 666 * 0+ 2 * /52 666 *=2,2 e si dimostrerà nel corso di Geometria I che questo determi@ se e solo se il sistema possiede un’unica soluzione nante è ? che in tal caso è data da 3 A *.+;/ + 3 / * /-/ 3 2 + 3 + 3 / *=2>+ 3 2 / * 2./ * 5+ + *=/<+ 666 8 666 8 666 666 *.+02 * /52 666 * 2,2 666 666 * 0+ 2 *=/52 666 *=2,2 ... * -+ + * +0/ *=/4+A*=/5/ 2 ,B *=27+"*=2,/ 666 8 G<+ * / 5G H G-M G + *OM G5/ G5H I / 3 H 3 M G<+ *=H G / I H I M 3 " + IK+ 3 / I / 3 MLIM 3 + 3 / 3 + 3 H 3 M I + I H I M 3 " + IK+ 3 / I / 3 H I H DF Lemma 8.3. Un determinante regola . * +"G<+ * / G / * H G H 3 + 3 / 3 H G5/ * + 5G H 9 può essere calcolato anche secondo la G + *=/ = * H 3 / 3 H S3 + *=/LG5/ = * HLG5H 3 / 3 H Dimostrazione. Le due espansioni si distinguono in Sia dato un sistema di ) equazioni lineari in ) incognite (quindi il numero delle equazioni è uguale al numero delle incognite): 3 / 3 + 3 H DP La forma generale della regola di Cramer * 5+ + * /<+ * / G<+ 5G H 3 H Lemma 8.2. Se in un determinante scambiamo tra di loro due righe R o due colonne, il determinante si moltiplica con . &' * 27+ + * + G / * / G + . Dimostrazione. Immediata. Eppure non è difficile trovare “tutte” le soluzioni. Perché ho messo “tutte” tra virgolette? E perché è anche (quasi) facile trovare tutte le soluzioni di *,+-+ + * /4+ + e cosı̀ via. Si noti l’alternanza dei segni. I determinanti hanno molte proprietà importanti che verranno studiate nel corso di Geometria. Qui ci PD PDQ limiteremo a determinanti e , per i quali dimostriamo alcune D ) , se riformulate in semplici regole, valide anche per determinanti ) modo naturale. &' 3 / G5/ * + 5G H G-M G + * H G5/ G M Esercizio. Risolvere da soli *.+"G<+ G / : * / Definizione 8.1. Per induzione definiamo i determinanti di ordine superiore: diverso da , per cui EDF 8 e * / G + G H 3 + 3 H G + * / * H = 3 / 3 H G + *=H 5G / 3 + 3 / G / T3 + * / = * H!G5H * / G + 3 H G + * / 3 H * / G5H 3 + *=HG + 3 / *=HOG / 3 + G + *=H 3 / T3 + * / G-H 3 + *KHG / che però, come vediamo, danno lo stesso risultato. Lemma 8.4. Se si scambiano due righe o due colonne in una matrice R il determinante si moltiplica per . UD& , Dimostrazione. Ciò, per il lemma 8.2, è evidente per lo scambio della seconda e della terza colonna e, per il lemma 8.3, anche per lo scambio della seconda e della terza riga. Se invece scambiamo la prima e la seconda colonna, otteniamo il determinante G + * + G / * / G5HL*=H 3 + 3 / 3 H * / G4+ * H 9 3 / 3 H *.+ G / G H 3 / 3 H S3 + G / G H * / * H uguale, come si vede subito, al determinante originale moltiplicato per Gli altri casi seguono adesso applicando le regole già dimostrate. R . Lemma 8.5. Se in un determinante appaiono due righe o due colonne uguali, allora il determinante è uguale a . DQ Dimostrazione. Ciò per un determinante è ovvio, e se ad esempio DV ) sono uguali le ultime due colonne, l’enunciato segue (usando il caso DV dalla formula di espansione anche per i determinanti , e poi dal caso TDF D anche per i determinanti ecc. Esempio. Verificare con calcoli a mano che 666 666 3 + 3 / 666 3 2 * + * / * H * + * / * H 3 + 3 / 3 H . * +"G<+ * / G / * H G H *.+ * / * H e che è quindi un quoziente il cui numeratore si ottiene dal determinante del sistema, sostituendo la C -esima colonna con il lato destro del sistema. 3 + 3 / 3 H . * +"G<+ * / G / * H G H 3 + 3 / 3 H L’ultima uguaglianza è un caso speciale di un’altra proprietà fondamentale dei determinanti. ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI L’algoritmo di eliminazione di Gauß La teoria dei determinanti e la regola di Cramer hanno una grandissima importanza teorica, ma non possono essere utilizzate se non per sistemi in due o al massimo tre incognite. Inoltre la regola di Cramer si applica solo al caso di un sistema quadratico. Esiste invece un metodo molto efficiente (anche nel calcolo a mano) per la risoluzione di sistemi di equazioni lineari, che viene detto algoritmo di eliminazione di Gauß e che consiste nella sistematica applicazione del teorema 7.3. Esempio 9.1. Consideriamo il sistema !"# $!"&% &%5+,-).0/21 ! Le indichiamo alla destra delle equazioni corrispondenti. Con la notazione che abbiamo introdotto nell’osservazione 7.2 poniamo &61 78 # Per il teorema 7.3 allora +9:35)* # 35)*&% ;/<=+>?6 ;5)@ # ;5)@&%$3/ A &6 perché il coefficiente con cui appare in è diverso da . Es&6 ; plicitamente equivale a +B /C85+ D8$/E F F cioè a G ; . Se chiamiamo due sistemi equivalenti quando hanno le stesse soluzioni, possiamo dire che il sistema originale è equivalente al sistema !" # $!"&% G$!&6 &6 Nell’ultima equazione la variabile in è sparita, è stata eli# minata. Ripetiamo questa operazione sostituendo la funzione con H 1 3 # &% H # 3 Ciò è possibile perché in la appare con un coefficiente I . H3 Esplicitamente significa J8$ +B4 /E! F cioè $GK LM . Perciò il sistema originale ha le stesse soluzioni come il sistema $!N&% G$!= 6 $GK$MH &O1 P&6MQGH &6 Adesso formiamo che può sostituire sia la H H &O; che la . Possiamo togliere la . è equivalente a 5+BGA/RG5+S GK/<= F :G F +SM/ , cioè a 35 . 9 Otteniamo cosı̀ il sistema $! &% G$!T&6 $!5&O che è ancora equivalente a quello originale. Ma adesso vedia mo che nell’ultima equazione è stata eliminata anche la ed è rimasta solo la che possiamo cosı̀ calcolare direttamente: 5 $ 35UK , &6$3 , otteniamo poi, usando :! ;5 5G , G In analogia a quanto abbiamo fatto a pagina 7 per il sistema '( )* # &% le funzioni ed sono definite da +,-).0/21 3 4 # +,-).0/21 Numero 2 a.a. 2004/05 &%; e infine dal VL7! W$35 G . Nella pratica si userà uno schema in cui vengono scritti, nell’ordine indicato dall’ordine delle variabili, solo i coefficienti. Nell’esempio appena trattato i conti verrebbero disposti nel modo seguente: X 3 Y# M 3 Y&% [ Z # G X 6 \ GK MYH] # Z &% 3 ^ 5X O = 6 4G[H Z L’asterisco indica ogni volta l’equazione cancellata in quel punto; l’uncino a destra di un’equazione significa che questa equazione è stata cancellata. Nei conti a mano spesso si preferirà forse cancellare la riga con un tratto orizzontale piuttosto di usare l’uncino. Come si vede, nell’algoritmo cerchiamo prima di ottenere un sistema equivalente all’originale in cui tutti i coefficienti tran_ , poi, usando ne al massimo uno nella prima colonna sono le equazioni rimaste, applichiamo lo stesso procedimento alla seconda colonna (non modificando più però quella riga a cui L nella prima coloncorrisponde quell’eventuale coefficiente I na), ecc. È chiaro che il procedimento termina sempre: alle ` ] ! equazioni iniziali si aggiungono prima ` , poi ` , poi ` , ecc. L’insieme delle soluzioni rimane sempre lo stesso; le equazioni cancellate naturalmente sono superflue e non vengono più usate. Quindi, se il sistema non ha soluzioni o più di una soluzione, riusciamo a scoprire anche questo. Esempio 9.2. Consideriamo il sistema -2G # a%ba6W -E # ba%7a6W! -2 # a%Ma6W3c Applichiamo il nostro schema: MG \ # c &% \ G\MG MGd 6 ; Z 8 # \ G\MG MdH ; % Z 8 # Md O ; 6 Z H 3 3 3 Il sistema dato è quindi equivalente al sistema -E # ba%74a6; [#7G % G 6 =M $; In particolare siamo arrivati alla contraddizione di il sistema non ha soluzione. $LM , quin- ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Numero 2 a.a. 2004/05 Sistemi con più di una soluzione Esercizi per i compiti scritti Consideriamo il sistema 1. 2. ! $% & )*+,.! - /0 % )12 %23.& $42,.* - 1 3 :7 9 ' 2 9 C? D? ' ' 9BA 9BA 9BA ea > . Calcolare _ > . Calcolare Z ;[ \ b 6c a ea c< F?` A. considerate come . 3Z d[\ & Z % i_ Z j[ \ % Z _ > > ea > > . e f gh c( Calcolare a . Siano 4. Risolvere con la regola di Cramer il sistema + 5. possiamo risolvere 6. + e vediamo che l’insieme delle soluzioni è una retta nello spazio > rappresentazione parametrica @? _ > M3 ' < 2= 9 # 9 ' # (+= ' 9 9 ' ' ' 9 6;( Siano XZ ;[ \ % /5 67 '6/78 Per ogni valore 9 di KZ [ \] * ^ % 372 Z 3. 3 3 Stavolta non abbiamo una contraddizione, ma un’ultima equazione superflua, quindi siamo rimasti con due equazioni per tre incognite: + Sia funzioni > Usiamo di nuovo il nostro schema di calcolo: "# " (' '"( 10 Calcolare il determinante k l=l k k $ k k $ k k k k k k k Calcolare il determinante k l=$ k k $l k k $ k k k k k k k & con la Risolvere i sistemi con l’algoritmo di Gauß usando lo schema. 7. ' 9 ' 9 ! i%m & * = .!n % i&mD*28 C!< % 7D&: D* 7C!W % i&mD*2;# 9 ?EF? C? & I? 9BAHG 9BAHG 9BABA(JK> che è una Per ogni numero reale 9 si ottiene un punto soluzione del nostro sistema, e viceversa ogni soluzione è di questa forma. 8. ! i%: & * = ! D%: & * .!n % i&m7I*+8 C! % D&I*+8 L’insieme delle soluzioni di un sistema lineare Negli esempi visti finora abbiamo trovato sistemi che non avevano soluzioni, oppure un’unica soluzione (descriventi cioè un unico punto nello spazio), oppure, nell’ultimo esempio, una retta di soluzioni. Ciò vale per ogni sistema di equazioni lineari: l’insieme delle soluzioni è sempre o vuoto (nessuna soluzione), oppure un solo punto, oppure una retta, oppure un piano, oppure uno spazio affine tridimensionale ecc., e viceversa ogni insieme di questa forma può essere descritto da un sistema di equazioni lineari. La dimostrazione di questo teorema e la definizione precisa del concetto di spazio affine verranno date nel corso di Geometria I. Nonostante l’efficienza dell’algoritmo di eliminazione che permette la risoluzione abbastanza agevole di sistemi lineari non troppo grandi (con un 52%-&(+ A /PO QR@12 ARST 58QR?12 AUST I M N 1 I e quindi , . Possiamo perciò applicare la regola di Cramer e otteniamo Calcoliamo l’errore V>1W che si commette approssimando la distanza V sulla sfera 1=< ; terrestre tra due punti mediante la lun; ghezza del segmento di retta che si ottie?/ ;;; %'9&)%-(*&>(+ 52%'&)(+< ;;; / ne utilizzando la trigonometria piana: / %'&)(*9>%'&)52(+%' &)(+ V=1X 50 km 0.13 m mentre per possiamo, se calcoliamo pri1m 100 km ma , usare direttamente la relazione @/ 500 km 128 m +%'&(. . 1000 km 1029 m Trigonometria oggi Un problema di geodesia Grafica al calcolatore e geometria Il triangolo Il triangolo rettangolo Triple pitagoroee Le funzioni trigonometriche La dimostrazione indiana Il triangolo isolatero Angoli sul cerchio Il teorema del coseno Il grafico della funzione seno La periodicità di seno e coseno Altre proprietà di seno e coseno e Distanze in Il prodotto scalare Ortogonalità Esercizi 14-17 YBZ-[]\_^a`cb_YBZ_[][]d\ YBZ-[]e_YB` f=g Grafica al calcolatore e geometria La grafica al calcolatore e le discipline affini come la geometria computazionale e l’elaborazione delle immagini si basano sulla matematica. È importante separare gli algoritmi dalla loro realizzazione mediante un linguaggio di programmazione. È importante separare la rappresentazione matematica delle figure nello spazio dalle immagini che creiamo sullo schermo di un calcolatore. Il matematico è molto avvantaggiato in questo. Già semplici nozioni di trigonometria e di geometria affine e algebra lineare possono rendere facili o immediate costruzioni e formule di trasformazione (e quindi gli algoritmi che da esse derivano) che senza questi strumenti matematici risulterebbero difficoltose o non verrebbero nemmeno scoperte. La geometria proiettiva, apparentemente una vecchia teoria astratta e filosofica, diventa di sorpresa una tecnica molto utile per trasformare compiti di proiezione in semplici calcoli. I concetti dell’analisi e della geometria differenziale portano all’introduzione e allo studio delle curve e superficie di Bézier, largamente utilizzate nei programmi di disegno al calcolatore (CAD, computer aided design). Molte figure possono essere descritte mediante equazioni algebriche; per questa ragione la geometria algebrica assume notevole importanza nella grafica al calcolatore moderna. Curve e superficie possono essere date in forme parametrica oppure mediante un sistema di equazioni; le basi di Gröbner forniscono uno strumento per passare una rappresentazione all’altra. La topologia generale, una disciplina tra la geometria, l’analisi e l’algebra, è la base della morfologia matematica, mentre la topologia algebrica e la geometria algebrica reale possiedono applicazioni naturali in robotica. ion lm hMikj pq i T r H. Pottmann/J. Wallner: Computational line geometry. Springer 1999. W. Böhm/H. Prautzsch: Geometric concepts for geometric design. Peters 1994. iks ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Il triangolo Numero 3 a.a. 2004/05 Il triangolo rettangolo Le funzioni trigonometriche Il triangolo Consideriamo la seguente figura, /. 0% . sia B 12 rettangolo, ad esempio B B B’ c A P’ C’ P 1 C In questa figura i segmenti e sono paralleli. Nella geometria elementare si dimostra che le proporzioni del triangolo più sono uguali alle proporziopiccolo ni del triangolo grande . Cio significa che, se denota la lunghezza del segmento , allora c a Se il valore comune di queste tre frazioni viene denotato con , abbiamo quindi A b C Il lato più lungo è quello opposto all’angolo retto, cioè , e si chiama ipotenusa, i due altri lati sono più brevi e sono detti cateti. La somma dei tre angoli di un triangolo è sempre uguale a : 5" #60% "$#$0% . 7!'78( 23'24( 9;: = < : Teorema di Pitagora: Dato un triangolo ret, e tangolo e posto come nella figura, si ha Una relazione analoga vale anche per le altezze: Dati tre punti cone l’angolo tra i denotiamo segmenti : B >)? . Dimostrazione: Pag. 13. Il teorema di Pitagora implica che l’ipotenusa è veramente più lunga di ciascuno dei due cateti (perché ). La relazione può essere anche usata per il calcolo di uno dei lati di un triangolo rettangolo dagli altri due: 9BA<C > IH 9 JH < IH A 90?@7;=: >D? 9E?F7G 9&?7J ? 9BA< Una tripla pitagorea è una tripla di nu. La meri naturali positivi tali che tripla pitagorea si chiama primitiva, se e sono relativamente primi tra di loro. Diamo una tavola delle prime triple pitagoree primitive in ordine crescente di . L > > M N N "$OP" L #P" MN "$QN QRO O O$SLUOENR "TO . "5O M ML Q . " O6# MVNRNUL "TW6N SWEN" L6"6LR WRW WNULN W NL M"5WR # Q * + * + Si può dimostrare ed è chiaro intuitivamente che, dati due triangoli con gli stessi angoli, essi possono essere sovrapposti in maniera tale che si ottenga una figura simile alla nostra. Ogni triangolo può essere considerato (talvolta anche in più modi - quando?) come unione di due triangoli rettangoli. XYCGO P 9 A< < < > > 9, 9 e da ciò anche 9 > < 9 > < 9 9 > < > < Questi rapporti sono perciò funzioni che vengono dette fundell’angolo zioni trigonometriche e denotate come segue: 9 ^4_ ` Y : cDdU^ G: e3f ` g: cDd e h: < 9 >ba$a5a seno di > $a a5a coseno di > ^3_ ` > Dc d6^ 9 ^4_ ` < e Dc f d ` e 9 < cDdU^ e3f ` VM N % cDd e MVN % Esercizio. Calcolare , . ^4_ ` UM N % , cDdU^ VM N % , Esercizio. I valori delle funzioni trigonometriche si trovano in tabelle oppure possono essere calcolati con la calcolatrice tascabile oppure con una semplice istruzione in quasi tutti i linguaggi di programmazione. Ricavare in uno di questi modi i necessari valori per calcolare la distanza e l’altezza nella seguente figura: i 9 d Per non esistono invece soluzioni dell’equazione ,-, C Le formule per i triangoli rettangoli sono particolarmente semplici; conviene quindi studiare separatamente i triangoli e . > Gli arabi possedevano già nel 972 tavole simili a questa. B A C 9B)<5)> 9 ? 7;< ? > ?K < ? > ?K 9 ? Triple pitagoree b in cui sono come prima i lati del triangolo rettangolo più grande e e sono i lati del triangolo più piccolo, che è ancora rettangolo. Le proporzioni nella figura dipendono solo dall’angolo , si ha cioè C Evidentemente . Con e indichiamo gli altri due angoli come nella figura; spesso serve solo la grandezza assoluta degli angoli, allora si lasciano via le punte di freccia. ] a’ b’ A Ciò implica che un triangolo può avere al massimo un angolo retto (se ce ne fossero due, il terzo dovrebbe essere zero e non avremmo più un triangolo). c’ a 90Z[7G >)Z a j)k % l 100 m C; interi . La dimostrazione di questo teorema (detto ultimo teorema di Fermat) è stata molto difficile; per circa tre secoli i matematici l’avevano cercata invano e solo intorno al 1995 Andrew Wiles ci è riuscito, utilizzando strumenti molto avanzati della geometria algebrica. Pierre de Fermat (circa 1607-1665) sostenne di conoscere una dimostrazione del teorema che poi portò il suo nome, ma non è mai stata trovata e si dubita molto che sia esistita. ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Numero 3 a.a. 2004/05 La dimostrazione indiana Angoli sul cerchio In una fonte indiana del dodicesimo secolo si trova il seguente disegno, con una sola parola in sanscrito: guarda! Siccome le lunghezze assolute non sono importanti, possiamo assumere che l’ipotenusa del triangolo rettangolo considerato sia di lunghezza 1 e studiare le funzioni trigonometriche sulla circonferenza di raggio 1. Questo ci permette inoltre di estendere la definizione delle funzioni trigonometriche a valori arbitrari di ? , non necessariamente sottoposti, come finora, alla condizione ' ? !@ ') . Definiamo prima 67 8 ? e 9.; 6 ? per ogni ? con 'BA"?A 5 *') come nelle seguenti figure: MONP ? D>E.G C a a 9.; 6 ? 67 8 ? c Da esso si deduce immediatamente il teorema di Pitagora: Il nostro triangolo rettangolo abbia i lati con . Allora l’area del quadrato grande è uguale a quella del quadrato piccolo più quattro volte l’area del triangolo, quindi , J KL H ' $ mUnpo q.r_s ? ? ! ! . mg&. s Esercizio: Disegnare la figura nel caso che "# e convincersi che la dimostrazione rimane ancora valida. J KL ? H 9.; 6 ? 67 8 ? $ ' t>u Qvxwy{z|}~l D>E.G C ? 9.; 6 ? ' 6F7 8 ? ' . v wpgz l ? 9.; 6 ? ' 67 8 ? $ Il triangolo isolatero ZU[]\ P_^ 9.; 6 ? $ 67 8 ? ' 9.; 6 ? ' 67 8 ?Y ' cioè J KL C DFE.G CIH 9.; 6 ? Y!' 67 8 ?! Y ' ` a&bdcegf!h>ijlk DFE.G C 1 QBRSUTV W X b-a 13 ? DFE.G C Consideriamo adesso un triangolo isolatero di lato 1. In esso anche gli angoli devono essere tutti uguali, quindi, dovendo essere la somma degli angoli $&%(') , ogni angolo è uguale a *(') . 9.; 6 ? Y!' 6F7 8 ? ' Definiamo poi ogni volta /.- ) = 8 *' ) 3 5 $ <>= 8 ') 43 5 0 5 5 6F7 8 ? 9.; 6 ? quando 9.; 6 ? ' risp. 67 data a pag. 12, quando ' 9.; < ? 9.; 6 ? 67 8 ? 8 ? ' . Si vede subito che questa definizione coincide con quella ? ]@ ') . $ 9.; < ? quando entrambi i valori sono definiti. Se ? è infine un numero reale qualsiasi (non necessariamente compreso tra ' e 5 *') ), <>5 = *(') ? < con 'A] 5 *') e possiamo esiste sempre un numero intero tale che ? @ =: n v t ! 2&465w o $ o , quindi per reat tenle e tendente ad infinito (in questo caso o v de a 0 ) 2&465I si comporta come o $ e tende quindi valide per ogni numero complesso , vediamo che ad esempio : : = fortemente ad infinito. B= C&= D&= E= F&= ; 9 9 G # < < IH J KL5/M N G # < < H #PO G #Q Q H analogo si definiscono l’inversa RTSU2&2&4T5 della zione viene denotata con R6S/2&5/M N . In #PO modo funzione biiettiva J K 2&4T5 G 0PV H G #Q Q H e l’inversa RTS/2WRTN della funzione biiettiva J K WUR6N */# < < , #POX*U#ZY Y , . Come si vede dalla figura e come sarà dimostrato rigorosamente nel corso di Analisi, la funzione seno è iniettiva sull’intervallo chiuso e assume su questo intervallo tutti i valori possibili per il seno, cioè tutti i valori tra -1 e 1. Possiamo quindi definire una funzione biiettiva . L’inversa di questa fun- arcsin, arccos e arctan Queste funzioni, definite a sinistra, sono determinate dalle seguenti relazioni: RTSU2&5/M Nxy {z}| 5/M N Xx #'Q m+xim Q # < m m < per e RTSU2&2&4T5axj 1z}| 2&4T5 ~x #'Q m+xim Q 0ym m+V per e 1 RTSU2WURTN"xy z}| WUR6N ~x #Y x Y # < m m < per e ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Numero 3 a.a. 2004/05 Distanze in La distanza tra due punti e del piano reale si calcola secondo il teorema di Pitagora come "! #$% . ! e viceversa la La distanza del punto dall’origine è quindi distanza di e è proprio la lunghezza del vettore & . 9 :<; = ' (*),+-(. / ' 0),+10.,/ 9 0? 86 567 0)324(*) 0) > Ortogonalità La formula fondamentale c 3 c i -j kl g nmo mWp qm [e e e j kl j kl ghsT m%tre Tuedv g%T mxwpe c L] c c 3omo c m c 3] c m i i mo m i i m i rimane valida anche se e sono uno un multiplo per , però entrambi dell’altro, ad esempio (ciò implica ). In questo caso infatti il triangolo determinato da , e è degenerato, ma è naturale assegnare all’angolo tra e il valore (per cui ) se e invece il valore (cosicché ) se . e Inoltre . Dimostrare queste relazioni e concludere da soli, stando attenti ai segni. Quindi se i due vettori sono diversi da zero (ciò implica che anche e ), allora essi sono ortogonali (cioè oppure ) se e solo se , . cioè se e solo se Siccome infine per ogni , è naturale includere anche il vettore tra i vettori ortogonali ad . Raccogliendo tutto possiamo perciò dire: q e r M q e q e gSzyev c c gb a{ ev 3c c[e 3]e |e e @A@ B C,D EGF C D D 0. IH JK#L G H M ! ! N ! ! H H, per cui ! ! . H Se adesso &# H è un altro punto, la distanza tra e sarà uguale alla lunghezza di OP , quindi "! # "! P . H H Per ogni QSRT possiamo definire lunghezze e distanze in IU nello stesso modo. Per *V*VV* "WXU poniamo Y ![Z*Z*UZ! , U e se P\ *V*V*V* è un altro punto, la distanza tra e è la lunghezza di U OP , cioè ![ZZ*Z! . U U Formule del tutto analoghe si hanno nello spazio tridimensionale . Calcoliamo di un vettore utilizzando la figura a prima la lunghezza destra, dalla quale si vede che vettori c LDue ] c [e . ed di Il prodotto scalare XU Siano come sopra e due punti di . Calcoliamo la lunghezza della somma dei due vettori; questo è anche in statistica il punto di partenza per la definizione del coefficiente di correlazione che, nonostante il nome prometta molto di più, non è altro che un mezzo per confrontare e ! L] ! ! ^ U _` ! ^U L’espressione _` _ _ ! _ _^ `U _ ! _^ U` _ !ba _^ U` _ _ !ba ^ U _ _ _` _ si chiama il prodotto scalare dei vettori sono ortogonali se e solo se } a lo g a ~ mentre la distanza (cioè l’arco) sul cerchio tra ~ e (nell’ipotesi ergPwS ) è uguale ad g . 14. Dalla figura si vede che la lunghezza della corda , (cioè del segmento di retta) tra e è uguale a g r ~ a ol a è probabilmente la più antica funzione trigonometrica e venne tabulata già da Ipparco da Nikaia (Nicea) nel secondo secolo prima di Cristo (tavola delle corde). Già i babilonesi possedevano però una rudimentale trigonometria, di cui erano molto orgogliosi. O} Calcolare la differenza , che corrisponde all’errore che si commette usando al posto di per misurare la distanza tra i punti e sulla sfera terrestre, che possiede un raggio medio di 6371 km, per 1 km, 10 km, 50 km, 100 km, 500 km, 1000 km. ~ }" ed . Esso è di c L c Y M 3 Y N ![ZZ*Z*! U U La seconda è più diffusa della prima, comporta però il pericolo di confusione con la coppia #L d che proprio nella statistica multidimensionale appare spesso contemporaneamente. Sostituendo con otteniamo ! a c L c . I due punti ed formano insieme all’origine e un triangolo (eventualmente degenerato) i cui lati hanno le lunghezze , e f[ . Assumiamo che il triangolo non sia degenerato e sia g l’angolo opposto al lato di lunghezza 4h . Per il teorema del coseno abbiamo &P ! a i -j kl g , da cui c 3 c i -j kl g . } lo N , come si calcola ? ] ! ] . 15. ] ! TX] "] j k l j k ] l 16. sT* O a e j kl H ! 8==! ! Leggendo più attentamente il testo della $#% & ==!! guida si osserva che le funzioni di R hanno spesso argomenti opzionali determina &&0? @BA=0! ti dal loro nome; ciò è tipico dei linguaggi in qualche modo derivati dal Lisp e verrà ancora trattato con più dettaglio. Per uscire da un file informativo chiamato con basta premere il tasto . Da 1 5 con l’indicazione degli argomenti, seguito da un’esposizione sull’uso. 16 17 18 R Le funzioni d’aiuto Installazione di R Il libro di Crawley Programmare in R Programmi autonomi Nomi in R Assegnamento Successioni Angoli espressi in gradi Figure di Lissajous I commenti La matematica del futuro Esercizi 18-22 Installazione di R Per l’uso e l’installazione di R sotto Windows possiamo dare solo informazioni molto vaghe. Il sito a cui rivolgersi è, per ogni sistema operativo, www.r-project.org/ dove, per copiare il programma, si sceglie CRAN e poi uno dei siti depositori; quello che funziona meglio è forse cran.r-mirror.de. Nella voce FAQ esiste invece una guida per Windows. L’installazione sotto Linux è molto semplice. Si ritira il file .rpm adatto per la propria versione di Linux e poi lo si installa, diventando , con ## $)DCE$F &# ) $CG$C 4 % () A questo punto, tornati utenti normali, basta battere H dalla tastiera e il programma parte. viene consigliato di lanciare I0% &Sotto ; 6 %BWindows =$ oppure J H di creare un shortcut a questo file. Il libro di Crawley One of the objectives of statistical analysis is to distil a long and complicated set of data into a small number of meaningful descriptive statistics. Many of the modern computer statistics packages, however, do exactly the opposite of this. They generate literally pages of output from the most meagre sets of data. This copious output has several major shortcomings: it is open to uncritical acceptance; it can lead to over interpretation of data; and it encourages the bad habit of data trawling (dredging through the output looking for significant results without any prior notion of a testable hypothesis). S-Plus, on the other hand, tells you nothing unless you explicitly ask for it ... The computing is presented in S-Plus, but all the examples will also work in the freeware program R, which can be downloaded from the web, free of charge, anywhere in the world ... S-Plus encourages good habits of data exploration by providing a superb range of graphical facilities. La statistica, in fondo, si sviluppa attorno a questa domanda: What do we mean when we say that a result is significant? M. Crawley: Statistical computing. Wiley 2004. & www.bio.ic.ac.uk/research/mjcraw/crawley.htm ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Programmare in R Benché si tratti di un linguaggio ad alto livello, gli ideatori di R preferiscono presentare R come linguaggio con cui lavorare in linea e non mediante l’esecuzione di programmi scritti su files. Oggigiorno ciò non è perfettamente comprensibile ed è comunque possibile scrivere programmi e farli eseguire nel modo familiare ai programmatori con la tecnica che adesso descriviamo. Prima creiamo una nuova cartella (directory) in cui vogliamo svolgere un determinato lavoro. Poi in questa cartella creiamo il file .Rprofile che contiene solo queste righe: !!" Le istruzioni contenute in .Rprofile vengono, come vedremo nel prossimo numero, eseguite alla partenza di R. Adesso creiamo un file prove in cui scriviamo (per il momento) tutto il resto del programma, ad esempio ## !%$ $!&%'$(!$!" )*)%+-,.%/0. La funzione cosı̀ definita corrisponde alla 25 funzione matematica 1 23 4 , mentre ! è la funzione elementare di visualizzazione (un po’ complicata anch’essa come tutte le funzioni di input/output di R) che qui visualizza 687*9: per 9<;= . .%/0. è il carattere di invio che, nell’output, fa in modo che dopo la visualizzazione il programma torni su una nuova riga. Per eseguire il programma battiamo R dalla tastiera e poi, una volta in R, diamo il comando Vediamo cosı̀ che 3K;=ML N OP=P= , se calcolato sulle prime 6 cifre dopo il punto decimale, perché in verità 3 è un numero trascendente, cioè non è radice di un polinomio a coefficienti interi, e quindi sicuramente non è razionale. Per scrivere il programma dobbiamo usare un editor che crea soltanto files in formato testo puro o impostare questa modalità nell’editor che vogliamo usare. Programmi più grandi verranno scritti su più files, ad esempio prove, funzioni, grafica. In tal caso possiamo o modificare la funzione principale nel file .Rprofile, !# >! ! Q ! SR !" Bisogna stare un po’ attenti all’ordine in cui le inclusioni vengono effettuate; infatti un altro punto debole di R, che deriva dalla filosofia di voler costringere l’utente a programmare sul terminale, è che le funzioni possono essere ridefinite, possibilità che compromette notevolmente la trasparenza dei programmi se il programmatore non è abituato ad organizzare bene il proprio lavoro. Esempio: Cancelliamo tutto il contenuto del file prove, scrivendo poi TUVW$ '$" !)*) D -,.%/!&. Se eseguiamo il programma con > vieD ne visualizzato ' . Ciò è comodo nel lavoro sul terminale, ma piuttosto problematico quando si vogliono creare programmi più consistenti o librerie di funzioni. cioè 3 40H , come possiamo verificare aggiungendo la riga !&%$!&' G -,./&. a prove. Cosı̀ possiamo continuare a lavorare, rimanendo in R, ma scrivendo il programma e le sue modifiche in prove, usando il terminale solo per ripetere il comando ! (a questo scopo in ambiente Linux è sufficiente premere il tasto I che utilizza la storia dei comandi dati in precedenza che si trova nel file nascosto .Rhistory nella nostra stessa cartella). Forse non tutti conoscono il valore del numero 3 ; esso è uguale ad 3J , quindi lo possiamo visualizzare aggiungendo !&%$!& B -,.%/!&. al nostro programma, cioè al file prove. Programmi autonomi Dal punto di vista della filosofia Unix, la tecnica di programmazione che abbiamo usato nell’articolo precedente, ha un neo importante. Infatti il programmatore Unix è abituato che tutti i programmi possono essere combinati tra di loro, cioè che possono essere eseguiti da un altro programma e che si possono scambiare dati. La nostra tecnica non crea però files eseguibili autonomamente perché richiede l’esecuzione dal terminale di R. Praticamente tutti gli altri linguaggi interpretati permettono, sotto Unix, la creazione di programmi eseguibili semplicemente mettendo nella prima riga del file il comando X8Y ! che fa in modo che il resto del file venga eseguito dall’interprete indicato. Per un programma in R dovremmo quindi scrivere X8Y[Z Z\ Z]Z 17 Per ragioni misteriose questa possibilità per R non è mai stata realizzata. Si può ovviare a questo problema scrivendo nella prima riga Z Z!\ Z!] '' ^^_ Benché funzioni (almeno in ambiente Unix o Linux), non è molto soddisfacente, anche perché in ogni esecuzione R viene caricato con molte delle sue librerie e quindi l’avvio è lento; i tipici programmi Unix si caricano in genere solo con quanto è necessario per poter partire. Nomi in R Nomi (detti anche identificatori) in R consistono in una lettera (` 'a'Q ) seguita da una o più caratteri che possono essere lettere, cifre o punti. Quindi ! DE $ @*ECC sono nomi ammissibili, mentre non lo sono DE @*C F E D , , _ . In R (come in C o in Perl) bisogna distinguere tra minuscole e maiuscole. Bisogna anche evitare i nomi riservati di R. Purtroppo in R anche alcuni caratteri singoli sono riservati: TUVW$ $(!$" !> che, in accordo con la sua definizione, carica il file prove ed esegue le istruzioni in esso contenute. Viene visualizzato il risultato: ?&@A? B!CDB!EFG Numero 4 a.a. 2004/05 b c de g f inoltre ci sono parecchi nomi che consistono di due lettere, ad esempio h e . Questa scelta sicuramente non è ottimale. Ad eseme possiamo usare per il tempo e nempio non meno per le funzioni. Assegnamento L’assegnamento di un valore (spesso rappresentato da un’espressione) a una variabile $ avviene mediante l’istruzione $#! Esiste anche la forma tradizionale (leggermente più generale) $i^'j! sicuramente meno leggibile. Per saperne di più usare k ^'U . Più istruzioni sulla stessa riga devono essere separate da un punto e virgola, mentre il punto e virgola alla fine di una riga è (a differenza dal C) facoltativo: $ B?lnm $($_+ l ) m ,./&. l !)%$_ m Z +>,.%/0. l con output B? + EF ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Successioni mediatamente applicare a una successioper ottenere la successione ne . In C allo stesso scopo bisogna lavorare con un ciclo, ad esempio un ,e riflettere sulla struttura di dati che si vogliono utilizzare; in Lisp e Perl si può usare la funzione che, data una funzione , trasforma la successione nella successione . In R è tutto molto più semplice e automatico: ! #"%$% !&(') * &,+- ./#-0- 1 ! $ '2+35476478494;:. <' $ )>! + #" 4+?;!=@& . ?. < KX3A6M8M9D: KDK S8KLSE%K SBD3S6N3S:D3SY 8 SV9 SVD:>SV%E SVMV>SV%Y>SV 8 SV%8>SBM9 S73Z9LS8%9 S:9 SVM9 SB con output 3A9CBD3ED6: ' ! F' Anche le operazioni algebriche vengono eseguite su tutti gli elementi di una successione; possiamo ad esempio moltiplicare una successione con un numero oppure anche due successioni tra di loro. Esempi: ! $ '2+35476478494;:.5G < $ '+764354;847:47E .5G ' )>+H!I < 4?7@& ?J.5G ' )>+H!(0 < 4?7@& ?J.5G ' )>+H!I 3K4?7@&L?.5G ' )>+3K0! 4?7@&L?.5G con output 8%8DEMBN33 6%6DBM6#KD8#K 33M36C38C39N3: 3KD6#KD8#KM9KD:#K nn \ \^] T_ \^] `_ a T R #O P b ' come visto a pagina 13. Si osservi qui che la successione è stata creata utilizzando l’operatore , il cui nome viene da concatenate e che unisce una sequenza di valori in un unico oggetto. per dettagli. m Successioni possono essere valori di una funzioni. Creiamo ad esempio una funzione per la risoluzione del problema geodetico visto in precedenza. Questa funzione restituisce una successione i cui compoe sono e come a pagina nenti 11. A differenza dal C l’indice delle successioni parte da . Per il di pagina 11 usia, perché è una parola mo la variabile riservata. Siccome vogliamo poter indicare gli angoli in gradi, definiamo prima tre funzioni che corrispondono alle funzioni trigonometriche e per angoli espressi in gradi. L’argomento va quindi moltiplicato con c#d e ef g hJi g T jkl m #* n3#Y#K ' & O ) * " 3Y#K $ K SHK 3#V#9 :86 B6:3B B#9 8G mMo !&p * &(*Z) *q & P ) *'r P P m &q s *%*& " *' ) *M*&Dq " *S t O $% !&(') * &,+- .%/ ' O +-0' & O ) * " 3Y#K .#1 u*& !&(') * &,+- .%/ O *&L+-0' & O ) * " 3Y#K .#1 v & $% $% !&(') * &,+- .%/) &L+-0' & O ) * " 3Y#K .#1 mMw R s P " *Aq P #" P O * % q*& 33S m [ s * &q s * <P &q & *& " *' ) *M*&Cq #" *S [ P #" P $M !&(') * &,+R O#P 4 s 4R P ) . /#) & v & + .5Gx) &R ) v & +HR ) .5G - $ R O#s#P 0)#$ &R P ) sn +) & s# I#P) #&$R P ) .5G P y $ -0) & s GU'2+-4 y .1 ! $ [ P #" P +78Y4;E649 V .5Gz- $ !{;3|G y $ !{6#|G ' )>+-4 y 4?7@&L?.5G La base del triangolo era di } k mm, gli angoli di approssimativamente ~ ` e ( gradi. L’output è 3#8>SVBBK Y6:>SB :68#K e corrisponde abbastanza bene alle misure reali. Un operatore molto utile per generare successioni di valori equidistanti è la funzione . Il risultato di O#P#Q + 4HR=. Useremo da ora in avanti per le funzioni sempre nomi che iniziano con una maiuscola, ricordandoci che sono riservati i nomi . t4W 4 o 454 v è la successione 4 I 354 I64SSS che è continuata fino a quando non si supeR ra . Il passo di progressione è quindi T se non viene impostato come terzo argomento: O#P#Q + H4 R 4 . restituisce la successione 4 I 4 I6 4SS S R +K>47:.5GU' >) +H! 4?;@& ?.5G +K>4764K S8.5GU' ) +H! 4?7@& ?.5G +78 SV47B.2GU' )>+H!L4?7@& ?J.5G +78 SV47:47K S6.5GW' )>+H! 4?;@& ?.5G anch’essa continuata fino a quando l’ultimo valore non supera . Esempi: ! $ O#P#Q ! $ O#P#Q ! $ O#P#Q ! $ O#P#Q Corso di laurea in matematica ° m Se una riga contiene, al di fuori di una stringa, il carattere , tutto il resto della riga è considerato un commento, compreso il carattere stesso. Molti altri linguaggi interpretati (Perl, Python, la shell di Unix) usano questo simbolo per i commenti. In C una funzione analoga è svolta dalla sequenza . Angoli espressi in gradi [ P " P 18 I commenti Otteniamo Uno dei punti forti di R è che molte funzioni sono definite direttamente per successioni finite di valori. Ciò significa che se definiamo una funzione in R per la fun, la possiamo imzione matematica O#P#Q Numero 4 a.a. 2004/05 Figure di Lissajous Illustreremo nel prossimo numero le capacità grafiche di R. Provare intanto questo esempio che dovrebbe far apparire una figura di Lissajous, cioè una curva con una rappresentazione parametrica tipicamente della forma per . H c#d eZ ef g CZ - $ O#P#Q +7K476 0 *24 s P & q#)#r $ 3KKK . ) '+73543 . ms #s$ )N* O ) %s q * ' S (s )>) + ys )P 4 &s ) 4- 4 R 4 y R . $= s $= s $= s *&' P )O + O *+H&& +76Y04)- y.54 PO *& +7V 0#. - .. ms t s *#' ' $P 6 < s )$=P ;2S " P< S +. mA O '* P " ss q *' S Corso di Algoritmi e strutture di dati La matematica del futuro The main scientific challenges of the twentyfirst century may no longer be divided into the classical disciplines of mathematics, informatics, physics, chemistry, biology, etc. For example, theoretical biology is currently in the phase of formulating laws of nature in terms of mathematical statements; quantum chemistry has already become an important research field in applied mathematics; physics needs more and more input from computer science and mathematics, including logic and informatics; and, outside of the natural sciences, financial mathematics has developed highly reliable tools for economic market and stock analysis. But how will researchers be motivated to do interdisciplinary research in a university environment, given the current system in which academic careers (typically) advance based upon a record of publication in a single field? www.wpi.ac.at/ And the missing ingredient in facing those problems ... is mathematics. D. Donoho: High-dimensional data analysis - the curses and blessings of dimensionality. Internet 2000, 32p. Esercizi per gli scritti 18. 19. ;`T ~` #T `T ~` T ~ `` Qual’è la ragione per cui nella seconda riga del prodotto riappare il secondo fattore? T ` ~ } kT#l `(T` ` = ~=T l T` ¡¢ ` ¡¢ T~ ¡¢ 21. T T = ` ` k` ~} ~` k ` 22. La traccia hJ£¤ di una matrice ¤ è la somma degli elementi nella sua diagonale principale. Una matrice `¦¥§` L¨ª b«© § ¤ può (in parte) essere con¬ siderata come elemento ¨ © b«( di . Possiamo quindi formare il prodotto sca ¬ . lare ®¤W¯Z® di due matrici `U¥%` in J h £ ¤ ¯ Dimostrare che ®¤W¯® di ¯ , ,dove cioè ¯ denota la matrice trasposta la matrice che si ottiene da ¯ scambian- 20. do righe e colonne. ±³²µ´ Docente: Josef Eschgfäller Corso di laurea in matematica 3 Numero 5 In questo numero R possiede ricche capacità grafiche, però anche molti comandi per la grafica che è difficile imparare con tutte le loro opzioni. Da un lato si può usare l’aiuto in linea (provare 8 9 10 13 11 12 14 , , , , , ), dall’altro lato però è utile una certa disciplina 15 16 18 17 nell’impiegare una serie scelta e ben composta di comandi che si padroneggia. Cercheremo anche noi 19 20 23 25 21 22 24 di fare cosı̀, ad esempio utilizzando in genere solo per il comando predisporre la finestra grafica su cui successivamente le immagini verranno create con comandi separati, anche se molte figure potrebbero essere ottenute con un unico comando complicato. separati dalle In particolare useremo sistematicamente comandi istruzioni di disegno. Infatti il comando permette una perfetta impostazione dei parametri grafici (colore, spessore delle linee, disposizione degli assi, caratteristiche dei testi che appaiono nelle figure, dimensioni varie, possibilità di linee tratteggiate in vari modi), quindi nonostante la molteplicità delle opzioni andrebbe studiato bene, ma il suo utilizzo risulta più trasparente se viene usato in modo esplicito al di fuori degli altri comandi. La figura nell’inserto è spiegata a pagina 22. 2 Anno accademico 2004/05 La grafica di R 1 4 5 6 "! # $"!#% $&!# '"&( # # plot e lines )+*-,/. Diamo solo le varianti essenziali di questi comandi. In particolare useremo solo per predisporre la finestra grafica, non per il disegno stesso. Per far apparire la figura in una finestra sotto Linux in alcune versioni di R bisogna prima chiamare il dis, ma non sembra positivo grafico con più necessario nelle versioni più recenti. Per terminare il lavoro del dispositivo grafico si usa . richiede (nell’uso che ne facciamo) come primi argomenti l’indicazione dei limiti per le coordinate ed , entrambi . Se vogliamo disegnare nella forma il coseno, possiamo ad esempio impostare l’intervallo per con e l’intervallo per con . I comandi di base per impostare la finestra grafica sono allora i seguenti: 0+1-1"243 19 7 > 7A V? )HJHM ? > IH*-ATD P7*7ATD .7P9)+69JESLGS )+*-,/. spesso utile per imporre che le coordinate ed vengano utilizzate nella stessa farebbe in modo che le coorscala ( dinate appaiono in scala doppia rispetto e riguardano alle coordinate ); le scritte che appaiono ai lati del diagramma; infine indica che viene usato solo per l’impostazione e non per disegnare una figura. A questo punto, far apparire nella finestra il grafico del coseno. è sufficiente inserire la riga )+*-,9. 57698:;,/<-<2=3 *7FG+67V2UICL@9,HV2UI+3-3 @2BAC;DE3 > ? l’operazione a cui corresponde > ? FFGHGH7. 7. I-P-JHJH@@2L2LK-KHM71"NC=)O1-F3 CBM7N)OFH3 Infatti, Hscritta * FG+67V matematicamente può essere dein questo modo: Se sono dad;>eOf-g-g-g7f>hji e ti due vettori >cb e h , allora *7FG+67V2UICUP+3 k ? b ; d ? f g g g T f ? i unisce il punto d;>eOf?"e9i con dU>l"f?Ol7i , )+FGH*7IH.7,/.I-*-JHAT2LDH@FGHJE2L.7K-S7IM7SONCUCL)OP7FGH*-F.7A/CBDHPM7JENC;)O.7S-P9FHSO)+3"C 69QRJEFSLG7G.7SOP-C J+@2BKH1"C41-3 il punto d;> l f? l i con dU>m"f?Om7i , ..., e honpeOffunzione, ?Ohonpe9i concond;>hq*7FTfG+?O67hjV2Ui I. C;Quindi se r AHV)HJ+1"CLA9I767V/J-W7X-Y7Z/[C;<-\HAT]O6:^)+*-,9.7J9_-`9aH[O3 èdU>una otte < U 2 + I 7 3 3 niamo un’approssimazione poligonale del57698:;,/<-<2=3 la funzione r che, in una figura normale, per s sufficientemente grande (ad esemSe eseguiamo il programma, vedremo per pio maggiore di t-uHu+u ) sembrerà una rapun istante lampeggiare la finestra grafica presentazione perfetta della funzione. che però si chiude subito. Per poterla guarutilizzare la stessa funzione dare, inseriamo *-,7@-A/.H,/\241-3 nella penulti*diamo HFPossiamo G+67V per aggiungere alla figura (che vema riga; il parametro 1 indica che il pronell’inserto a destra) le rette ?vbwt gramma aspetta che clicchiamo una volta e ?jbyxt . Per fare ciò uniamo con una retsull’immagine, prima di chiuderla. Vediata i punti d=x{z+|}f/t7i e dUzH|}f9t e con una semo allora un quadrato nella finestra che conda retta i punti d=x{z+|}f-x~t-i e d;zH|f-xt7i : è stato disegnato a causa dell’indicazione <-\HA9AT]OI76H6V/:^)+J9W7*-X-,9YH.7J9Z/[_-`9aHsignifica [ nel comando + ) * / , . . che gli assi delle *7*7FFG+G+6H6HVV2L2L@@2B2BK7K7M7M7NN)O)OFFCLCLM7M7NN)O)OF7F733CLCL@@2=2BKH1"1C41-CBKH3-1-3 3-3 coordinate non vengono mostrati; A7VT)HJ+1 è 20 21 22 La grafica di R plot e lines Il comando postscript I numeri binomiali La formula di Stirling Coordinate polari nel piano Coordinate cilindriche nello spazio Coordinate polari nello spazio Rotazioni nel piano Numeri complessi in R Funzioni in R points symbols e rect Esercizi 23-27 Il comando postscript Per far apparire questa figura sullo schermo usiamo quindi +))+FGHA9A9.7\\I-22B]+JH*/7A7@57F92LJ-JHK-M7@N2U:;)OFCCBCBDHM7CU-JN)OECUOFHS4PH3"3-6-3 Qo*-*-FG7,/.7P7S/JH3 @2BKH1C=1-3 )+*7A7,/.V)H2LJ+FGH1.7CBIA9I7CL67FGHV9.7J9W7PX-C;.7Y7P9Z9)+[69C;<-JE\HSLGA/]+SO6CUI7:^)+*-*7A/DH,/.7JEJ9S-_-SO`-CBa7P7[O*-AT3 DHJ"S-SOC I-*7J+FTG+V96769V2U2BIK7M7CL@9N)O,7VF2BCLI+M7N3-)O3 FCL*-6TGH9.-HJ+1T-7+3 *7*7FTFTG+G+6767VV2L2L@@2B2BK-K-M7M7NN)E)EFFCBCBM7M7NN)E)EF7F73"3"CLCL@@242LKH1"1"C=1-CBKH3-173 3-3 57*-,H698@9A/:;.H,/<-,/\<2=2=1-3 3 Se vogliamo invece conservare l’immagine in un file in formato PostScript, possiamo usare il comando come nella seguente sequenza di istruzioni, dove abbiamo anche tolto l’istruzione interattiva : )+,7V/.+V-@T\+FT)7. -* ,H@9A/.H,/\2=1-3 )+,H+VT.+F/59V-.9@T+\OJ7F)7M.:2SC;+:-67:;TF/)O/HV-.7HJ-1/-K7:;@-,7C V96TG+,:^)OV+SOC +)+,/AT)+\+6/F/\HHJE,TG7ST.HV)+A-*-6HJ9@-W7F9X-A-Y7*OZ9S9[3"CBQ ,TG+69<+F9*-69J-W7X-Y7Z/[C )+)+FGHA9A9.7\\I-22B]+JH*/7A7@57F92LJ-JHK-M7@N2U:;)OFCCBCBDHM7CU-JN)OECUOFHS4PH3"3-6-3 Qo*-*-FG7,/.7P7S/JH3 @2BKH1C=1-3 )+*7,/A7.V)H2LJ+FGH1.7CBIA9I7CL67FGHV9.7J9W7PX-C;.7Y7P9Z9)+[69C;<-JE\HSLGA/]+SO6CUI7:^)+*-*7A/DH,/.7JEJ9S-_-SO`-CBa7P7[O*-AT3 DHJ"S-SOC I-*7J+FTG+V96967V2U2BIK7M7CL@9N)O,7VF2BCLI+M7N3-)O3 FCL*-6TGH9.-HJ+1T-7+3 *7*7FTFTG+G+6767VV2L2L@@2B2BK-K-M7M7NN)E)EFFCBCBM7M7NN)E)EF7F73"3"CLCL@@242LKH1"1"C=1-CBKH3-173 3-3 57698:;,/<-<2=3 Abbiamo aggiunto, nei due comandi )+A/\ , le specifiche di alcuni parametri grafici: ]+A7F/J+@2UCUCUCU+3 per azzerare i margini della figura (la F viene da inches, pollici, l’unità di misura utilizzata da R), DH7JES4P76-*7*-,/"S per usare uno sfondo (background) giallo, e */H5-J-:; per dimezzare lo spessore delle linee (linewidth). questo caso non bisogna dimenticare fine. 576/Anche 8:U,/<-<2=in3 alla ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI I numeri binomiali Situazione 20.1. to con elementi. , un insieme fini- il nu- . Definizione 20.4. Per !"" denotiamo con #%$ "&'!)( l’insieme di quei sottoinsiemi di che possiedono esattamente ! elementi: #%$ "&*!)(+,.-/01 2!43 Esempio 20.5. Sia 56,878&:94&*;4&=<>&:?)3 . Quindi @A? . Quanti sottoinsiemi con esattamente 9 elementi possiede ? Questi sottoinsiemi sono ,87)&:9)3 , ,878&*;83 , ,878&= F si chiamano coe Nota 20.3. Se tali che ), allora sono sottoinsiemi di (cioè e efficienti binomiali o numeri binomiali. La definizione naturalmente non dipende da , ma solo da . E Osservazione 20.7. F 7 perché è l’unico sottoinsieme di E con elementi. F 7 perché è l’unico sottoinsieme E con 7)F G E % 7 E E ! F ! F !MH7 F per 7OIZ!IZ . Questa formula vale però anche per !PJ : !V"G7 abbiamo []\>\>Infatti ^`^`__ba .7pere anche [\ a sinistra []\\Ba a destra \ ^Y_ba S27L7 ; per !/cUG9 abbiamo sia a Proposizione 20.8. %IJ!IJ . E H! F E !F -J Dimostrazione. Ogni sottoinsieme determina univocamente il suo complemene viceversa. Se ha elementi, to ne ha . Abbiamo quindi una bie . iezione tra LKM ! KN %# H$ " &*!B! ( %# $ " &:H!B( E Corollario 20.9. HO7 F G . E Osservazione 20.10. !>F per ! PJ . Dimostrazione. non può possedere sottoinsiemi con più di elementi, perché si ha sempre 4I. per -J . Nota 20.11. Q sia un elemento esterno che non appartiene ad . Allora R, QC3 possiede S7 elementi. Sia !" con 7@I! IJ . Siccome ogni sottoinsieme di è anche un sottoinsieme di T, QC3 , i sottoinsiemi di UV, QC3 con ! elementi sono o sottoinsiemi con ! elementi di , oppure consistono di Q e di altri !THV7 elementi appartenenti ad . E D7 9 E 9C; F E 9?F < F Dimostrazione. Nota 20.11. e Il teorema 20.12 è equivalente al triangolo di Pascal: f e e g g e e h i h e ekj 'e l 'e l j e emi e'j fl e'j i e e e e $on /p*( \ q \ E n \wv r p r rCsut ! F n per ogni &*pVx . Questa formula è più in Teorema 20.13. Teorema binomiale: generale valida in ogni anello commutativo con unità. Dimostrazione. Non richiesta, ma facile. Corsi di Geometria o Analisi. Definizione 20.14. Poniamo uy z 7|{C9N{D{C{ $ WH7D(= per c 7 )y z 7 uy si pronuncia n fattoriali; si parla anche del fattoriale di . Dalla definizione segue direttamente l’equazione funzionale $ %J7C(:yB uy $ XJ7D( E uy Teorema 20.15. ! F !4y $ VH!)(:y per XI! IJ . ! Dimostrazione. Facile per induzione su , fissato . Non richiesta. Nota 20.16. La formula del teorema 20.15 è molto importante nella teoria, ma, un po’ simile a come accade per il determinante, può essere utilizzata solo per numeri molto piccoli. Infatti per calcolare E 9 < F con il teore- 9 )y e9 C7 )y} ~8y , due numeri giganteschi, e formare F !MH7DF per ogni c ed ogni !"c 7 . 20 Non è difficile giustificare questa regola (esercizio 23). destra che a sinistra. perché i sottoinsiemi con un ele- Ad esempio per cui elementi. mento corrispondono univocamente agli elementi di , e di questi ce ne sono proprio . per %# $ W, QC3B&'!)( è uguale a #X$ "&*!)(YW,CJ, QC3 . #X$ "&*!HO7C(:3 Vediamo cosı̀ che Definizione 20.2. Denotiamo con mero degli elementi di . In particolare . Numero 5 a.a. 2004/05 ! E %J!@HO7 ! F si chiamano binomiali superiori. Anche qui sia sopra che sotto stanno numeri. Infatti E ^ !F Basta leggere il numeratore all’indietro nella definizione. Nonostante ciò, i binomiali superiori hanno interessanti interpretazioni combinatoriche. Nota 20.18. Per calcolare fattoriali e binomiali molto grandi al calcolatore conviene utilizzare il logaritmo. Siccome )y47 e Yy) $ H7D(*y per c 7 abbiamo ByB e $ uy4 H7D(*yC per cG7 da cui si deduce facilmente un algoritmo. Quando si usa il logaritmo, si può anche usare il teorema 20.15 per calcolare i numeri binomiali: E !F uyBH !4y4H IAI7D $ HO!)(:y uy Quando questi numeri, ad esempio per , servono spesso, conviene creare una tabella. C* D>) 'C* ' D ) : DCD>) C: D>8 In R comunque tutte queste funzioni sono già comprese: uy [o\r a uy [ C\r *a '8D> gj Sorprendentemente con C*'8D> g non i otteniamo, come magari ci aspetteremmo, lo stesso risultato come con , cioè (perché si potrebbe pensare che semplicemente l’argomento venga arrotondato, essendo il fattoriale definito per argomenti che sono numeri naturali); viene invece restitui. to il misterioso valore La ragione è molto profonda; infatti la funzione fattoriale è la restrizione eCe>iDgeDg ad \ uy4z)NH4O della funzione gamma ¡ z)¢K $ H£¤('H4¢ ¡¤$¥ ( una delle più importanti funzioni della matematica e della statistica. è quindi definito per ogni numero complesso che non sia il negativo di un numero naturale, cioè per ogni con . Il fattoriale è legato alla funzione gamma dalla relazione ¥ ¢ ¥ ¥. ¦ ,C>&DH7)&DH94&D§D§C§'3 '©D© uy 4 '©D¤¡ © $ %J7C( Provare ¨ e ¨ in R. ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Numero 5 a.a. 2004/05 La formula di Stirling Coordinate polari (o sferiche) nello spazio Teorema 21.1. Il valore di Un punto aDbdcegfhfi3j dello spazio tridimensionale può anche essere rappresentato come nella figura seguente: e è sempre compreso tra * m $ Dimostrazione. Non richiesta. Richiede i potenti strumenti dell’analisi complessa. + l no&('V) " * $ Avendo + , si vede che 46587:9 ;=< >658;? @A< FE 5BDC sU {|6 {y6 (*) , mentre l’angolo < è univocadove mente determinato se chiediamo 1HG6 658;? @A< ZM6Z Questa rappresentazione è quella che si usa nelle coordinate geografiche di un punto della terra o della sfera celeste: |b longitudine, latitudine. W Consideriamo l’applicazione ¡ ) da W in che consiste nel ruotare un punto ¢ £ ¢ ¢ per l’angolo fissato < in senso antiorario. È chiaro che ¡ ) V¤ ¢ A ¤S¡ ) ¢ per ogni ¤{¥6W e dal disegno si vede che anche E ¦ E ¦ ¡ ) ¢ g¡ ) ¢ ¡ ) ¦ ¥ W . Una rotazione è per ¢ quindi ¬ © ° § % ] * ®¯±° , \ _$ &('V) La rappresentazione è univoca per quei punti per cui K` / 21K1L , quindi per tutti i punti che non si trovano sull’asse Z . che in caso di simmetrie può avere una forma analitica molto più semplice della . > 4 8cegfhfi3j}be h i ad esempio diventa cosı̀ =cVsf|f(yujBbRs , una funzione di una sola variabile notevolmente più semplice. Altre volte una funzione dipende solo dalla direzione e quindi non da s ; in questo caso è una funzione di sole due variabili e anche questa è una importante semplificazione. Nello stesso modo si usano le coordinate cilindriche e le coordinate polari piane. . ¨ E ¡ ) ¢ T ¢ ¡ ) V ¢ ¡ ) V Ma Cfr. esercizio 24. Quindi E ¢ ¡ ) ¢ g ¢ ² 7:; ? 9L@¶;< < ³ ²7:µ 9L;;? < @A< ¢ ¢ ¸² ¢ 7:;? 9L@¶;< < E µ ¢ 7:;9L? @A; << ³ Se per una matrice ¹ ® la base canonica di W E ¢ ¢ ¢ perciò < ¡ ) V ² :7; ? 9 @A;S<´ ³ ¡ ) V ²7:µ 9 ;;S? < @¶< ³ ¡ ) · è il vettore magico di ¡ ) V ! ª « Sia $ . Rotazioni nel piano ^ + yb Anche in questo caso la corrispondenza non è biiettiva, perché non solo per aBbcVff( j la rappresentazione è valida per sb e valori arbitrari di un’applicazione lineare. % [ . fw~4yBbt_vxw =csf(|fyuj b 8csFt_vxw|Ht_vxw8yfsTw~`|Ht_vxwyAfsTw~>yuj con Si vede che, se 0 / 2131 , allora t_vxw yBbw~ Molte funzioni della matematica e della fisica presentano simmetrie. A una funzione b8cVegfhfiKj definita su M (per semplicità, ma spesso bisognerà studiare bene il più adatto dominio di definizione) possiamo associare la funzione XbO=cVsf|f(yFj definita da ezb{sut_vxw|}t_vxwy h}b{suw~M|Ht_vxwy i4b{suw~`y # &(') . rXbOsut_vxwy bOx y quindi un punto del piano reale. , % ! X , Coordinate polari nel piano Sia y , ma anche per ogni altro punb cVf(f j dell’asse i bisogna porre ybYxK e quindi t_vxwybO e w~>yBb se iO oppure yb x e quindi tovxw ybD e w~>yb se i , e allora ogni | va bene. Quindi su tutta l’asse i le coordinate polari non sono e to univocamente determinate. Spesso al posto di y si usa ^ % k .qp n | 21 ²½¼ º ¾» ³ ¥W definiamo ¹ ¢ ² . Allora ¢ E ¢ ½(º ¢ E ¾ » ¢ ³ vediamo che possiamo prendere ¹ ² :7; ? 9L@¶;< < ;? @¶< :7 µ 9 ;S< ³ . Notiamo anche che le colonne di proprio ¡ ) V e ¡ ) V . ¹ sono ³ ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI a.a. 2004/05 Numeri complessi in R points Un numero complesso è un punto del piano reale. Secondo questa definizione, i numeri complessi non sono nuovi come oggetti. Definiremo però nel prossimo numero le due operazioni, addizione e moltiplicazione, per i numeri complessi, di cui abbiamo già parlato a pagina 6. Per stavolta usiamo i numeri complessi solo come la forma più comoda per rappresentare punti del piano in R. In matematica il viene anche numero complesso , ad esemscritto nella forma . In modo quasi identico pio vengono rappresentati i numeri complessi in R, mentre però in matematica per si scrive , in R bisogna scrivere . Anche da solo non è ammesso, dobbiamo scrivere ; R stesso nell’output utilizza . Si può usare per il numero complesso (nell’output ). La parte reale si ottiene con , la parte immaginaria con . Molte funzioni grafiche in R sono definite per successioni di punti. Siccome in statistica accade spesso che si hanno due serie di misurazioni, ad esempio e , molte di queste funzioni possono essere usate nella forma . Una coppia di misurazioni (cioè di vettori) è però equivalente a una successione di punti del piano, cioè a un elemento di . Questa dualità è onnipresente nella statistica multivariata. In R dovremmo allora scrivere che ci costringe a una rappresentazione un po’ difficoltosa. Le stesse funzioni grafiche operano correttamente se diamo i punti come una successione di numeri complessi, possiamo cioè usarle ad esempio nella forma . Non dimenticare l’operatore . $ #%$ ()+*-,. & &"&$ ! "#%$ &"#%$ /01*-,. ' 124333 657 2 3334 5 89*:6;-<6;===>. ?A@CB 5ED B 5 2 2 3433 5 5 5 FBHG 89*>I *:J#;<#. ;===;KI *:01;-<0L.;=4==-. 89*>I *>M%"4N4$ ;>OP#%$ ;>M4$ ;K#?&4"4Q4$4.. I R )%SI TJ$VUW8%XYJI?ZJ$%[?Y*:9; S\%]]$ ; S)U#;>I%[4^[S)SJ$U%_4`. a 8I[S[^[*cbd $ Ye:.f<0g[4^4f *cb1;KI$?SI%^4)4fU%S\]]$ ; \hhU%i9;K$ YJI T)fU%j9; 8]UI%[^4[S)+;cg]UI%[^4[S)S$.k l S\8$I%\WUm8%XYJIZ$%[?Y*-:6;<6;>I[S%YJ$I)%U%j4`nop9; a bJS\:S9<*c0U\#$;>\4U0ff\S$U]j4.`qrn4bop1\S1;c0*-^\s4S4h]4U4U%S&1)?= b1O.*-&6q ;!.. b^4[Z9*:6;-<6; Z4<bJ)%ULt>Y tL;:4^\?gULttJ;<^\?gULt4tJ; \f bU%S4:4<6;-\%:4)fU4\4ff4$ ; 8S\0)9=Fb^4[Z4UI%[%S%YJ$I%).k u [f?ZfI?SJ$ b4ZWUW8XYJI?Z$[?Y* 8$^)+;-^\%S4]6;-\^%ZJ. a bJ[4f?ZfIS$ b4Z9*8$%^)+;s$h%Z%TU4^\S4]9;cT)4$]%T4Z4U4\^%Z9; TJ[S$,4[Y4Z\^%Uj4`n4op1;-[?Y)8J$%^)%U%j`n4op9; bJ\?b)S4Ut?f b)4I4$%\^Jt.%k u X4Y4Z$VU8%XYJI?ZJ$%[?Y *:6;Kf$ 0g1;Z$ b[%Ut>b tJ; a bJI[4[$ Y4^Z[Sf+)* (U)+#;>*:JI%[4.^;K[/01S)*-SJ:$.U%;cbJ_4`6I?T;KUfI%f\$ 04^g1\U; Z4#<. bJ)%U%Z$ bJ[+; I[^%UI%[4^[S)+; g]UI%[4^[S)SJ$ ;>I%)%:4UfI%\^4\.k ()%ZZ\?Y][^4$vUW8XYJI?Z$[?Y*:6;>^\S4]6;>\^Z9; a SI)4[I?Z9^[* S())+U*:#.;>I%;[4/01^[*S:). SJ; ($U%)+_4*`:J..?"4^\S]6;K/01*-:.?"4\^%Z9; I[^%UI%[4^[S)SJ$ ;cg[Sh4)S4UI[^[S).k Da questi esempi si dovrebbero poter dedurre le regole più importanti per la definizione di funzioni in R. Parametri predefiniti sono , assegnati con . Le funzioni e verranno discusse adesso. U bJ[4$ Y4Zf f<%0g[^4f b[$ Y4Zf * bXY4Z$+;rbJI TUf4$ 0g[^4[+; Z<b)%U%ZJ$ b[%ULtKb tJ;wI%[^UI%[^[%S)+; g]UI%[^4[S)S$+;7I%)%:UfI%\^\U#. Usiamo qui la seguente convenzione: In primo luogo gli argomenti possibili nelle funzioni di R sono in genere talmente tanti, che i prototipi che indichiamo corrispondono soltanto a un formato scelto per semplicità e funzionalità. R permette inoltre argomenti riconoscibili per nome, che quindi non devono necessariamente seguirsi nell’ordine indicato. Quando nel nostro prototipo appaiono due segni di uguaglianza, ciò significa che l’ultimo valore è il valore predefinito in R. Analizziamo in dettaglio i parametri. bXYZ$ sono le coordinate dei punti, che possono dati sia come elementi :6;< B 5xD essere B 5 oppure di mediante un vettore di numeri complessi. è il simbolo con cui il punto viene rappresentato. Questo simbolo può essere una lettera oppure un numero tra 1 e 25. Le forme che corrispondono a questi numeri sono elencate nella prima figura a pagina 19. può omesso oppure scelto tra e . Se viene omesso, assume il valore predefinito , che sta per point e indica che nel punto indicato viene disegnata la figura desiderata. fa in modo che i punti vengano uniti con linee (in questo caso è superfluo), mentre l’interessante opzione (per both) implica che vengano disegnati sia i simboli che le linee congiungenti. è il colore in cui il simbolo (o il suo bordo quando è riempibile) viene disegnato. Se manca, viene usato il colore di disegno attualmente impostato. è il colore di riempimento per i simboli con i numeri da 21 a 25. I colori possono essere indicati per nome (ad esem, un elenco dei nomi pio disponibili lo si ottiene, almeno sotto Linux, con il comando ) oppure in formato RGB, ad esempio per il rosso. è la scala. È normalmente impostata ad 1, per avere un formato più grande si può aumentare la scala, ad esempio con . La figura a pagina 19 che rappresenta i simboli e i numeri a cui corrispondono è stata ottenuta con questi comandi: f$ 04g[^[ Z$ bJ[ t>g t t>b t bJ[4$ Y4Zf f<0gJ[^4f Corso di laurea in matematica 22 symbols e rect Per disegnare punti e simboli in R si pose . Il sono usare le funzioni primo comando ha il formato t ^Jt t ^Jt bJI?T R )SI TL$ Nella funzione dell’ultimo paragrafo che perabbiamo usato la funzione mette di disegnare simboli più complessi di . È una quelli che si ottengono con funzione che si usa poco però e anche noi la utilizziamo solo per disegnare cerchi il cui raggio (in pollici, come tutte le misure di R) possono essere assegnati. Cerchi si possono anche ottenere con , dove però invece del raggio si può indicare solo la scala relativa impostando il parametro (o in ). Anche rettangoli si possono disegnare sia con che con ; siccome esiste però una funzione apposita in R, possiamo adattarla definendo una nostra funzione . Usiamo anche qui il plurale perché tutte queste figure permettono di disegnare serie di figure. f%<0g[^f b[$ Y4Zf b[$ Y4Zf u XY4ZJ$ f<0gJ[^4f b[4$?Y4Zf ()ZZ\Y]4[^4$ I%): f4I%\^\ S)4IZ L’immagine è stata ottenuta con u [4f?ZfIS$ b4Z9*?t== {?bLf%{NNPh$fI TL$6=FbJftL;K#+= |+;#+= N. l S\8$I\+*>I *&9;K#+= |. ;>I *&6;#+= N.. ()ZZ\?Y]4[^4$ *-&6;K#+= |6;K#+= N+;KI%[^[S)S$ULt y4||4II4IIt. b4XY4Z$UI *&1=-#"&1=-#%$+;&1= Q%"4&1= M4$ ;#+=-#?"&= O4$4. ^4\Z[%U&= QO+qw^4\Z$U%S)?b1*-^\%Z[+;-M. 8a [S *cbd$ YbX4Y4Z$4. ()ZZ\Y]4[^4$+*cb1;-^\%Z$ ;-^\%Z$ ;>I%[4^[S)SJ$ULtyghgzQ?g+t. RI)?)Y4SZI TJS[$+U*>bI%"6)?Y4*-Z4^4S\Z[+[%;-"4^^4\%Z\Z[4[4&1 *-= &!6";>I%#%[$4^4.4[.S{N+)Sq $%ULt>g4S[%s%Y t. R )SI TJ$+*>I%)?Y4Z4S[+;-^\%Z[4&1=NO+; I%[^[%S)S$Uty&&4|gO8t.%k h)= [8489*K. t>g+t I%[^4[S) I%[^4[S)S$ Funzioni in R S)4I?Z Numero 5 tS)%hLt t]S))?Y tL;e===; I%[4^[Sf *. t y%884&&4&&Lt fI%\4^\ fI%\^4\%U4N9= z u [f?ZfI?SJ$ b4Z9* t == {?bJf{#|P4f4$ 0g[^$6=FbJftL;-N+;-N. l^S\%Z\8[%U$II%\6*-&6*-^;-\NZ.[6qr;-bJ^\\S9Z[6*cg;>]4I%UL[S%tYLy4z$\I%I%)%|U%zi4\J(%}4t%pJ. . 8[%S *>$$?Y~#+-#%. a U$%P#q:4U&1= NO *K#?" z.q <4U#+= QP&1= O4 * { z.qrb[4$ YZf *:6;-<6;cbJI TU$4.q Z)%:%Z9*:9;<"&1=N+;>$ ;>aI)%:U&1=O.k 8[%S *>$$?Y~#|9 N4O . U$%P#|+q :4U&1= NO *K#?" z.q<4U&1=-#q bJ[4$ Y4Zf+*:6;<6; bJI TU$+;cg]ULtS)%hLt. q Z)%:%Z9*:9;<"&1=N+;>$ ;>I)%:U&1=O.k h4)%= [881*K. Per ottenere l’output su una finestra grafiprima di ca è sufficiente inserire . ^[4I%\Z[S9*K#. h4)=[889*K. \9Fg è lo stesso come f%)%9*-\+;cgL. . Corso di Algoritmi e strutture di dati Il semplice ma potente nella forma 8[S di R viene usato 8 [S *:$ Yf XJI4I%)4ff$[?Y).m$4f?ZS%X,$%[?Y) S)?b*:6;cYL. è la successione I *:9;===;-:. con Y ripetizioni di : . Esercizi per gli scritti 23. Giustificare la regola della nota 20.16. 9?? K4L 24. Per un vettore del piano il che si ottiene da vettore per rotazione di 90 gradi in senso antiorario si chiama il vettore magico di . Usare le matrici di rotazione per ottenere da . 25. Usando le matrici di rotazione dimo. strare che %V 6 V%H4 26. Se è il vettore magico di , allora è il vettore magico di . Usare2 l’esercizio 25! Riflettere sul caso . 27. Scrivere una funzione per disegnare rettangoli in cui il primo argomento corrisponde al vettore dei centri. C Docente: Josef Eschgfäller Corso di laurea in matematica Abbiamo già detto che un numero complesso è un punto del piano reale e che secondo questa definizione i numeri complessi non sono nuovi come oggetti. Definiamo però adesso per i numeri complessi due operazioni, addizione e moltiplicazione. scalare reale del piano. %$&(' )$&*"+$, -(' .0/1"234.5$&"-! con il vettore Q4 25 (3) Più in generale abbiamo L’addizione è l’addizione vettoriale nel piano, la moltiplicazione è invece motivata nel modo seguente. 76(8/)9 ;:;< 6(=?> 9$@ 6A= 9CB > L’equazione non ha soimplica luzioni reali (perché e ). Ci chiediamo allora se è possibile aggiungere ai numeri reali altri numeri, numeri immaginari, tra cui un numero ( appunto perché immaginario) che soddisfa l’equazione D D D 6 E/)9 Naturalmente vorremmo che le usuali leggi aritmetiche siano conservate anche con i nuovi numeri. Con la nostra definizione tutto funziona bene: Chiamiamo il punto del piano , poniamo cioè > #9# 3 > e identifichiamo il numero reale con il numero complesso - ciò significa geometricamente che consideriamo la retta reale come sottoinsieme del piano nel solito modo, identificandola con l’asse delle . 34"H4*A:A< . Allora: (1) 3 > JI4K.L , dove a Siano sinistra il prodotto è il nuovo prodotto per i numeri complessi. Infatti, secondo la nostra definizione, 23 Infatti D 6 F > #9GRIN > #9G F > I > /,9IS9T#9PI > $ > IN9G F/)9T > +E/)9 34"#U3 > $V > 4"W X)$Y"T > #9GUX)$&"-D e quindi anche *UXZ$YLD , e )$Y"-D[-Z$&LD[ V.O$&.LD\$Y"-\D\$,"2LD 6 V.0/]"-5$V.5$&"2!*D Osserviamo bene quest’ultima formula. Il risultato è in accordo con la nostra definizione per la moltiplicazione di numeri complessi, ma è stato raggiunto eseguendo il calcolo secondo le regole algebriche usuali, a cui abbiamo aggiunto la nuova legge . D*6/)9 / $ (4) E infatti per le operazioni e definite all’inizio valgono le stesse leggi algebriche come per i numeri reali (cfr. pagina 6), perché, come si verifica adesso facilmente, l’insieme dei numeri complessi con queste operazioni è un anello commutativo in cui il numero reale è l’elemento neutro per la moltiplicazione. Quest’ultima affermazione segue dal punto (1). Vedremo a pagina 24 che i numeri complessi formano in verità un campo, cioè che ogni numero complesso diverso da zero possiede un inverso per la moltiplicazione. 9^F9T > 3 > MIN Il campo dei numeri complessi F.0/ > I-! > I#O$,. viene denotato con _ . In pratica F.. ,_ @ - è ugua- $"2D , e siccome "-D+aDb" , si può anle ad PI2Q , cioè al prodotto dello che scrivere 3*"#+Vc$&Dd" . Numero 6 In questo numero 24 D 6 E/)9 (2) e !"# . D D+' F > #9G Anno accademico 2004/05 I numeri complessi Siano Allora I numeri complessi La formula di Euler Il campo dei numeri complessi La formula di de Moivre Parte reale e parte immaginaria Disuguaglianze fondamentali Il segno del prodotto scalare Poligoni con R Radici di un polinomio Radici -esime dell’unità Radici di un numero complesso Esercizi 28-43 e La formula di Euler f4gihOj k1lnm4o-pSq!r[pbs tMqLu per q]v`w . Adesso la possiamo riscrivere nella forma f4gih)kxm4o-pNq^y`zWpbs tMq Abbiamo introdotto già a pagina 21 la notazione (formula di Euler). Questa notazione, per il momento puramente simbolica (perché solo nei corsi di Analisi si potrà dimostrare che si tratta veramente di una potenza), non è solo molto comoda, come vedremo adesso, ma anche estremamente importante nella teoria. Dal teorema di addizione per le funzioni trigonometriche si deduce immediatamente che f4g|{}hS~.H3k;fgh2f4g} q3rd(v^w kyz per (esercizio 33). Si vede che nel campo complesso il teorema di addizione assume una forma molto più semplice. possiamo anche più in generale Per definire fJj kfSf4gn Allora f ~`k;f+2f4 per ogni r*Ev; . La funzione esponenziale è quindi un omomorfismo lnrWyUuQSlnrT u Leonhard Euler (1707-1783), matematico svizzero-tedesco, passò gran parte della sua vita a Pietroburgo e a Berlino. È stato uno dei più prolifici matematici di tutti i tempi; la sua opera riempie 88 volumi. Non era solo un geniale analista, ma ha inventato anche la teoria dei grafi, anticipando un campo della matematica discreta oggi molto studiato per le numerose applicazioni (ad esempio in ricerca operativa e in informatica). Ha lavorato su quasi tutti i campi della matematica pura e applicata del suo tempo. C. Boyer. Storia della matematica. Mondadori. U. Bottazzini. Il flauto di Hilbert. Utet 1990. C. Berge. The theory of graphs. Dover 2001. R. Diestel. Graph theory. Springer 1997. ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Numero 6 a.a. 2004/05 24 Il campo dei numeri complessi Parte reale e parte immaginaria Il segno del prodotto scalare Definizione 24.4. (con reali come sempre) sia un numero complesso. Definiamo allora Nota 24.10. Nella disuguaglianza di Cauchy-Schwarz anche a sinistra dobbiamo mettere il segno di valore assoluto, perché il prodotto scalare può essere negativo. Infatti il segno del prodotto scalare ha una importantissima interpretazione geometrica: Siano come finora e due punti di , entrambi diversi da . Come nella dimostrazione della disuguaglianza di Cauchy-Schwarz sia l’angolo che i due vettori formano in un piano comune (un tale piano esiste sempre ed è univocamente determinato se i due vettori non sono paralleli). Sappiamo che Abbiamo visto a pagina 21 che ogni punto di può essere scritto nella forma ! dove #"%$ è univocamente determinato ed '& . Abbiamo anche visto che () )*+ -, Se /.0$ , anche è univocamente determinato se chiediamo $213'465*7 oppure, come il matematico preferisce dire, univocamente determinato modulo 5*7 . _% ,`P Re Im T 6 T Q Re si chiama la parte reale di , Im parte immaginaria. Osservazione 24.5. Sia anch’essa già anticipata a pagina 21, con ed come sopra. Sia adesso anche < & . Allora 89>=0?89;@>:BA!= C 8D9E=F come segue dal teorema di addizione visto ha quindi la a pagina 24. Il prodotto stessa lunghezza di ed un angolo aumentato di rispetto a . Ciò significa che la è la stessa cosa comoltiplicazione con me una rotazione per l’angolo in senso antiorario. Prendiamo adesso un numero complesso arbitrario. Lo possiamo rappresentare nella forma con . Per il prodotto otteniamo evidentemente e quindi vediamo che la moltiplicazione con un numero complesso consiste sempre di una rotazione combinata con un allungamento (o accorciamento se ). < 8D9E= G < G IHJ89>= H?89;@>:BA!= CG HK"L$ G M ) G ) 43N Definizione 24.1. Sia /O ,QP R&'S con & . Allora 3T UWV P si chiama il numero complesso coniugato a . Geometricamente si ottiene mediante rispetto all’asse reale. È riflessione di chiaro che . 0 0 ,RP 0 , ) ) . Lemma 24.2. Sia . Allora Dimostrazione. Immediata. Perché è anche un caso speciale dell’esercizio 30? 0.X$ Nota 24.3. Ogni numero complesso possiede un inverso rispetto alla moltiplicazione, infatti Y ZN per cui possiamo porre N o, equivalentemente, [S la . Allora a-b ,5 ced V 5P Possiamo quindi scrivere ogni numero complesso nella forma 0*89;: ! [S . Allora ) Re )B1f) ) e ) Im )g1f) ) . Dimostrazione. Infatti, con 0 ,RP , h Re i hkjlh mnh*jo m!p2qsr m!p t3uvpwjxh i h . particolare }!}"`$fw*v'"6$ e Nello stesso modo per Im . Osservazione 24.7. Per un numero complesso la parte reale e la parte immaginaria di non sono altro che le coordinate di come punto di . È quindi chiaro che, se è se e un altro numero complesso, si ha solo se e coincidono sia nelle parti reali che nelle parti immaginarie. Usare questa osservazione nella dimostrazione degli esercizi 41 e 42. y y y z;F{*D|J|D|D ^ ^ . Allora wg{*J|D|D|D ^ )~}! }?)g1) )~) ) e Questa è una delle disuguaglianze più importanti di tutta la matematica e prende il nome di disuguaglianza di CauchySchwarz. Dimostrazione. Possiamo ricondurre questa fondamentale disuguaglianza al caso . Infatti i due vettori stanno su un piano e il prodotto scalare si esprime mediante l’angolo che essi formano in questo piano (pagina 15): ] 5 }! }) )~) );* e siccome )*F) 13N abbiamo )~}! }?)) )~) )~)e*v-)B1Z) )~) ) N [V P R , , P >SF , DY è quindi un campo. Come in ogni campo anche in S l’inverso è univocamente Proposizione 24.9. Siano ancora e . Allora punti di determinato. Questa seconda disuguaglianza fondamentale è detta disuguaglianza triangolare. La formula di de Moivre 0?89:\&/S ] "QN Sia . Per allora, secondo le formule viste precedentemente, abbiamo *^/0*^89^B: Abraham de Moivre (1667-1754) era un matematico francese emigrato giovane in Inghilterra. Ha scritto un famoso trattato sul calcolo delle probabilità (Doctrines of chances, 1718). zF{*D|J|D|D ^ % g{*D|D|J|D ^ ^ ) , )B1Z) ) , ) ) due Dimostrazione. Ciò è una facile conseguenza della formula ) , ) ) ) , ) !) , 5v}!} per il prodotto scalare vista a pagina 15 e della disuguaglianza di Cauchy-Schwarz: ) , !) per cui anche 1 ) ) , ) ) , v5 }} 1 ) ) ) ) v5 ) )~) )J ) ) , , ) !) , ) , )B1Z) ) , ) ) }!}-3$fw3$ ^ Fissiamo adesso . Allora i vettori %& per i quali 0$ sono esattamente i vettori ortogonali ad . Essi formano l’iperpiano ortogonale ad (una retta ortogonale ad in , un piano ortogonale ad in ). Come si vede dalle figure a pagina 13 per Q il coseno di è uguale ad N , e se, partendo da wZ , avviciniamo all’iperpiano ortogonale di , il coseno diventa sempre più piccolo, rimanendo però positivo fino a quando non tocchiamo l’iperpiano ortogonale. Se passa invece dall’altra parte dell’iperpiano, il coseno di diventa negativo. Avendo e però lo stesso segno, otteniamo il seguente enunciato geometrico, importante anche in molte applicazioni, ad esempio nella teoria dell’ottimizzazione: Disuguaglianze fondamentali Teorema 24.8. Siano due punti di }!}-) )~) !)e Per ipotesi ) )(U$ e ) )I$ . Ciò implica che }!} e *v hanno lo stesso segno; in Osservazione 24.6. Sia lF{?D|D|D|J ^ ^ M { J|D|J|D ^ $ }!} *v { J|D|D|D ^ % ^ }!}'L$ Mxg{?D|J|D|J ^ e Teorema 24.11. Siano due punti di , entrambi se e solo diversi da zero. Allora se si trova dalla stessa parte dell’iperpiano ortogonale ad come stesso. Poligoni con R La semplicità delle seguenti costruzioni è impressionante - ma richiede la nostra matematica! Esaminare bene ogni singola riga del programma e variarlo. J*J*JFDD*J¡D¢J?v£E?*?¤¥v£¦B¤¥B£;§ ¨ ¡©*J¡B ¥B£e¥g¤£ª§g¤ e¥B£¥g¤¥B£e¥J§D§ «D¡¢JD¬JBe¥B£e¥¥B£e¥B¤eª£>v¤£B¤ D¬J*®k ¯JD¬J¬D°g§ *¡e¬°J±D®J§M²³¡?¡´?JD¡£ ¡¢JD¬®?µDD¶·;¸v¤eJ¹? ¤eJ¹?µD§ *D¬J¢**® e¡¢D¬JJ§¶?¥D¹DDFe¡¢D¬JJ§ ¬J*JB>*D¬J¢J*?§ º J®DJ >?Dµ*§¶*¥DD¹DD>?µ?§ *D¬J¢*D® º JJ¹*J¬J¢J?* *¡DD¬®k*±k§ ¬J*JB>*D¬J¢J**JD§ *D¬J¢*»J±J®D¸£J¹*J¬J¢J?JDD¶D¸F£ *¡DD¬®k ¢DD § ¬J*JB>*D¬J¢J*»*J±J§ *¡e¬°J±D®J§ JD?®*¥B£¼D¶*¥D¹DD·ve¸£DB¤;¸£DB¤;¸£D§ ½ *¾k D* ¤;¸£ªB¤ D¬J*®k©*J¢J ?¤DD¬DD®k±g§ ±J»£©D©§ Si ottiene la figura a pagina 25. ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Radici di un polinomio Radici di un numero complesso un polinomio con coefficienti complessi, . Allora esistono numeri e ! " " " , univocamente detercomplessi minati, tali che $#%'& ( ) #%'& *( Teorema 25.1. Siano Questa uguaglianza è intesa come uguaglianza di polinomi, cioè sviluppando il prodotto a destra si ottiene un polinomio con gli stessi coefficienti di e quindi proprio . per ogni e È chiaro anche che si può dimostrare che ogni radice di , cioè ogni per cui , è uno degli . +# -, ( +# ( /, . Dimostrazione. Non richiesta. Esistono molte dimostrazioni, le più semplici utilizzano ancora l’analisi complessa. Il teorema 25.1 si chiama il teorema fondamentale dell’algebra. In R le radici di un polinomio possono essere ottenute con la funzione che prende come argomento il vettore dei coefficienti di elencati iniziando con il coefficiente costante. Per arrotondare i risultati usiamo la funzione , il cui secondo argomento è il numero di cifre decimali a cui si vuole arrotondare. Esempio: 021 3 465)1 187 5)1:9 ;)< 5)= <)> ? >8@6021 3646521 187BAC? AED FEG HIFEJ FEG HIFLK M M 05!>N;7BA%521:9 ;) ?>PFEQ)M M con output R S2K >TRG)K6>UQ6S R)>V6S R)> . Infatti W &YX2Z\[2I]^&_X)I`\ a $#%b&Yc ( #%d&_e ( #%'&_f ( #%Z f ( . h i j k ]:lnm fissato. Consideriamo il nu- j (che naturalmente dipende da ). Dalla formula di de Moivre segue che elevato alla -esima potenza, è uguale a . È anche chiaro che #j , ( $ # j ( , , per ogni . o . Consideriamo adesso i nu ] " " " j p- . meri j j , Dalla formula di Euler vediamo che gli j , j si trovano c)tutti sul cerchio unitario, con q eW ruotato di (cioè di gradi) rispetto ad j , p- . Essi formano in altre parole (almeno e ) i vertici del poligono regolare con per Yr vertici iscritto al cerchio unitario con pri mo vertice uguale ad . Ciò implica che gli j , per . " " " &U sono tutti distinti & un insieme di tra di loro e costituiscono radici del polinomio , mentre per altri . i valori si ripetono. Dal teorema fonda & dell’algebra segue mentale j , che ogni radice di & è uno degli e che $#%^&T ( #%s& j ( #%s& j ] ( #Os& j *p- ( ] " " " j p- si chiamano le I numeri j j -esime radici dell’unità. Corso di laurea in matematica un numero reale non negativo Siano t r . Nei corsi di Analisi si impara _ T ed esiste un unico numero u r tale v che che numero con u t . Denotiamo t. x questo Sia adesso w un numero complesso k z m y diverso da . Allora w con t { e | ~} . Cerchiamo le radici t -esime di w , cioè w . Una radice le radici del polinomio la troviamo subito; infatti la formula di de Moivre implica che v y ^ t k m w soddisfa l’equazione . Se è un numero complesso tale che allora anche adesso , # ( t Però noi conosciamo i per cui ; sono le -esime radici dell’unità. Quindi ciascuno dei numeri v y t k m ] j ` j ] " "" *p U j & è una radice di w . D’altra parte la moltiplicazione di un numero complesso con j , corrisponde un e W alla rotazione di per e angolo di . gradi e, siccome w , tutti gli , sono diquindi anche stinti tra di loro. Dal teorema fondamentale dell’algebra segue che Radici g -esime dell’unità Sia mero Numero 6 a.a. 2004/05 ¶ & $#%b& 6( #Od& *( w complesso che soddisfa e che ogni numero w è uno degli -, . l’equazione \e2f : Troviamo con R le quarte radici di 52=6<)> ? >6@8021 364 5)1 187BAL?PAEG)K8GV>PFORIFERIFORIFLKM M 0)52>N;7BAO5)1:9 ;) ? >PFEQ)MM 30. +w :w d # &TO w ( P8 w $ 31. Usiamo il simbolo per indicare l’ortogonalità tra due vettori. wd w dw } f . f si chiama l’asse immagiL’insieme } f nario, gli elementi di } , cioè i numeri complessi con parte reale uguale a zero, si chiamano puramente immaginari. e sono quindi ortogonali se e solo se è puramente immaginario. w w w 32. w! w! w . Nella seconda parte non ripetere i conti! k6mE¡£¢I¤*¥P¦k6m%¢)k6m£¥ ¨§ ~} . per ogni k ©¤+ªk ©Z)k ª . 34. 35. Calcolare f . 36. Calcolare c« [2f . e« f 37. Calcolare ¬ &Yc2f . fE 38. Calcolare . eX)f) W fO]/®2f%`& ¬ fza-U6!fO . 39. Calcolare e¯&YfB W f%]« ¬ fO° 40. Calcolare X^& W f fO± . e2b ¬ ²6³2´ `/'&_e ²6³2´ . 41. ²6³2´ } Dimostrare questa formula per (seno e coseno possono essere definiti anche su e l’equazione rimane valida, 33. ma ciò non può essere dimostrato qui) usando la formula di de Moivre e confrontando le parti reali e immaginarie. K %Q J6SRz2K6>TG Rz2K:S!K % Q J> G2K %Q J G Rz2K6>Rz2K8G2K % Q J> 42. Fare un disegno con riga e compasso e verificare il risultato. Cfr. esercizio 43. Esercizi per gli scritti Per vettori si denota talvolta con non solo la pla, ma anche la matrice le cui colonne sono i vettori nell’ordine indicato. In particolare possiamo formare la matrice per due numeri complessi e , con. siderati come punti di Siano e numeri complessi con . #w ( w :w d & P8 # w ( f . Quindi L’output è # "! " " " " "2 ( } ! " " " 25 ²6³2´ X2b W ²6³)´ /b&Yc) ²6³)´ `/\X ²6³)´ Questo era l’esercizio 16. Dimostrarlo adesso con il metodo dell’esercizio 41. È solo un piccolo esempio di quanto il passaggio per i numeri complessi possa semplificare anche questioni che apparentemente riguardano soltanto i numeri reali. a¯w w f & µ& f IaB& w 43. Siano un numero complesso diverso da e . Allora le altre radici di sono . w ] } w iP f i~} f f 28. Il vettore magico di w è w . # ( 29. Calcolare :w d e P8 w in termini . di Corso di Algoritmi e strutture di dati . ·¸¹ Docente: Josef Eschgfäller Corso di laurea in matematica Grafici di funzioni Il grafico di una funzione (di R o definita da noi) si ottiene, come a pagina 19 il grafico del coseno, con la riga adattando i parametri di ambiente (dimensioni degli intervalli per l’ascissa e per l’ordinata, colori, linee ausiliarie) secondo le necessità. Ricordiamo che il parametro deve essere un vettore di valori reali che matematicamente siano ad esempio ; congiunge i punti con segmenti di rette. Se i punti di sono sufficientemente vicini, avremo l’impressione di una curva continua. In genere, se la funzione non oscilla troppo, è sufficiente , definendo una risoluzione di . Mentre la notazione per vettori "!$#&%('('('(%)!+*-, .. "! # %0/$"! # ,1,2%&'('('(%"! * %0/$"! * ,1, .6.7-819:;:.<6=>=@?7 3 ' 354 IKJLDM7NOGH L GH G I P QSRL I A U T W Q V XTUQWV YTUQWV I Q I+TZQWV\[]T^XTUQWV1_YTUQWVWV XJ`LDMNaGb YcJI L7M-NaGdb Xe[KXTZQWV Yf[KYTUQWV Notiamo subito che il grafico di una funzione reale ghJ+LDMNaG b definita su un intervallo è un caso speciale di curva parametrizzata che può essere rappresentato nella forma Anno accademico 2004/05 Numero 7 In questo numero e matrici in R non è particolarmente felice, per figure piane possiamo usare con grande vantaggio la rappresentazione complessa. Per un grafico di funzioni possiamo scrivere 26 La comodità della forma complessa sta soprattutto nel fatto che possiamo cosı̀ facilmente eseguire operazioni geometriche, le quali nel piano, come vedremo in questo numero, sono tutte esprimibili mediante operazioni algebriche con numeri complessi. Per spostare il grafico di 1 verso l’alto è sufficiente 29 .A.B @7C5?D. .A&?D7B-B @DC5?D per girarlo di E-3F è sufficiente .A&?DC.B 7C5?D- e cosı̀ via. Curve parametrizzate nel piano Una curva parametrizzata in è un’ap, dove è un interplicazione vallo (aperto o chiuso, finito o infinito, ma più spesso finito e chiuso) di . Normalmente si chiede che la sia almeno continua o anche che sia due volte differenziabile con derivate continue. Lo studio delle curve continue rientra nel campo della topologia e riguarda in primo luogo proprietà di deformabilità di oggetti geometrici (ci sono applicazioni in robotica, ad esempio la questione, se i bracci di un robot possano o no passare in modo continuo da una posizione a un’altra, può essere formulata e trattata con gli strumenti della topologia), lo studio delle curve e superficie differenziabili fa parte della geometria differenziale. Quando è uguale a 2, si parla di curve piane. In questo caso, per ogni abbiamo un punto del piano, le cui ed dipendono da e coordinate sono, appunto, legate alla dalla relazio. In questo modo ne sono definite due funzioni e che a loro volta determinano la . Spesso si scrive allora Xi[jQ Yf[kg5TUQWV R si presta particolarmente bene per la rappresentazione di curve piane parametrizzate, perché, una volta definito l’intervallo che si vuole usare e che deve essere rappresentato come successione finita di punti, è sufficiente l’istruzione l m0no&p0q7r^s-r l(tDu^v r l(t0t nel programma per ottenere la curva. Abbiamo osservato a pagina 17 che il nome in R è riservato (viene utilizzata per formare la trasposta di una matrice), ma lo possiamo utilizzare per le variabili locali all’interno di una funzione (naturalmente solo se non abbiamo contemporaneamente bisogno della trasposta). Anche per le curve parametrizzate useremo la notazione complessa, quindi matematicamente l I+TZQWVw[KXTUQWV5xyYTUQWVWz e nel disegno della curva in R useremo l’istruzione m0no&p0q7r^s-r l(t){|v r l(t|}0~ n t ma anche, se la I è rappresentata diretn tamente in R come funzione | a valori complessi, istruzioni della forma m0no&p0q7r | nDr l(t|t 27 28 30 Grafici di funzioni Curve parametrizzate nel piano Octobrina elegans Octobrinidae I Octobrinidae II abline Funzioni iperboliche Parabrinidae Rotazioni expression ed eval Testi matematici Ellissi Iperboli Rette e segmenti Equazione di una retta Proiezione su una retta Il sito CRAN di Ferrara Esercizi 44-53 Octobrina elegans Rappresentiamo il grafico della funzione j W X xyX b a cui in R diamo il nome 0)l : 0|)la} q|no.1r o} slt)n1)r oK~{ s r^s} ts t) nell’intervallo Md_0 . Octobrina elegans mediante le istruzioni 2m|2q l1sq n r 0|l r || m| )l no&r 0¡£ £q( u uW~0t § l rU2n 2¤ -r vm|p|lm|u m0|s)t¥u¢ m| u"l lp1 sv-v||u"2¦ ¡Z o(t n u p t1¨(¢ t l0m no&q1p0p1©-qDrr l20{0 0u l u r l(v||t1¦}0~ ¡ ¦(n t~|t l0p|p1®s l ¡Z r ||0|r t¢¡Zª0n u 0l no(«p0m|p1¤0o¬q& uU 2q t Per vedere la figura sullo schermo bisogna elim| r minare la prima riga e inserire l ~|t pri0p1®¡Z | r t . ma di Il programma contiene una sola nuova istrup|s l , che viene usata per aggiungere testi zione, l a una figura. Il primo parametro indica il punto a cui si riferisce la posizione del testo; se il 2q è uguale a 4, il testo viene inseriparametro to alla destra del punto di riferimento. Quando questo parametro manca, il testo viene centrato p1s l per le altre possibilità. nel punto. Vedere ¯l Per ottenere una scritta piccola abbiamo mos (nella terza ridificato il parametro grafico p1s è un’abbreviazione perp|character expanga); sion; l’abbiamo già incontrata a pagina 22. ALGORITMI E STRUTTURE DI DATI Octobrinidae I Numero 7 a.a. 2004/05 Octobrinidae II 27 Il grafico dell’octobrina è cosı̀ elegante perché presenta una simmetria non perfetta. Se a prima vista la curva può sembrare simmetrica, guardando più attentamente vediamo invece che le due metà si distinguono nel segno; infatti la funzione è una funzione dispari - una funzione si chiama dispari, se perché il seno è una funzione dispari e il quadrato una funzione pari; d’altra parte il Octobrina geminata Octobrina turrita riduce l’ampiezza della curva quando diventa più grande e fattore smorzante attenua cosı̀ la differenza tra le due parti. Combinando la funzione ad altre funzioni elementari abbiamo ottenuto i grafici su questa pagina che corrispondono "!alle se- guenti funzioni di , con Octobrina montuosa Octobrina tortuosa O. geminata O. montuosa O. voraginosa O. irregularis O. divisa Octobrina voraginosa Octobrina repentina O. pulcherrima O. sellulata O. munita O. modulata O. turrita Octobrina irregularis Octobrina solitaria O. tortuosa O. repentina O. solitaria O. sinuosa O. assurgens Octobrina divisa Octobrina sinuosa O. simplex O. laboriosa O. tranquilla : # # %$'&( # %) &(* + # # #% # # # $'&, # -$'&, # %$'&( # % # /.0(21 324 526 # #7( # # 8 - # /.90,1 .0(21 # .90,1 : $'&, # .90,1 : Il quadro delle figure nella seconda colonna è stato ottenuto con il seguente programma in R: Octobrina pulcherrima Octobrina assurgens Octobrina sellulata Octobrina simplex Octobrina munita Octobrina laboriosa Octobrina modulata Octobrina tranquilla ;=>???@,n?H2XnEgXYeRT<X[C?B?]?B:G,M'G(H:_WSG(M'KWS:\ ]AH9I(MAOQYf,n'H:x,yACED,BEF,G(H9I(L:l?zAG?G(HED(LQDJ\?\ D,M'^'DUQ[@?`'x?gAsRTfAH2X9SEyACED,BEF,G(H9I(L{D'zAGAG(HED,LJSWX#P(BAO:_Ag(\ ]AH9I(MAOQ6gAfAH:x,yACED,BEF,G(H9I(L:l(B:G?D'z(B,O'LQDJ\A\ D,M'^'DUQ[@?`'x?gA
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